domenica 28 giugno 2020

RACCONTARSI 2020 - la storia di un laboratorio di scrittura autobiografica online prosegue

Pubblichiamo qui di seguito un'altra lettera pervenutaci quale testimonianza del laboratorio di scrittura autobiografica* da poco conclusosi e che, entrerà a far parte delle riflessioni che sono raccolte nel libro in corso di preparazione su questa esperienza di scrittura a distanza in uno dei periodi più difficili attraversato da tutti noi. La lettera di questa settimana è di Mariella Boccioletti.

È
incredibile come Il piccolo principe mi sia entrato nel cuore. Non è stato un libro che ho divorato con la velocità con cui, nell'adolescenza, lessi I Gialli Mondadori. Non è stato come la lettura lenta e impegnata con cui cercai di addentrarmi negli intricati problemi psicologici de I Fratelli Karamazov. Il personaggio del Piccolo Principe mi arrivò come una ventata d'aria fresca e profumata che mi ossigenò il cuore. L'autore aveva espresso nel migliore dei modi pensieri, ricordi, sogni e sentimenti che appartenevano anche a me... 

Vorrei scrivere in bella calligrafia tutte le frasi del libro che mi hanno colpito di più. Poi le incornicerei e, in ordine sparso, le appenderei a una parete... Dopo dipingerei tanti acquerelli copiando le illustrazioni eseguite da Saint Exupéry facendo altrettanti piccoli quadri. Questi li collocherei nella parete di fronte, come dirimpettai delle frasi incorniciate.  Ma questo io l'ho già messo in opera da tempo, nel mio cuore, con la fantasia.

È come se la terza età avesse rinverdito ed accentuate alcune infantili fantasie... Non ho bisogno di inventarle, sono qui dentro da sempre.

"Solo i bambini sanno quello che cercano". disse il Piccolo Principe "perdono tempo per una bambola di pezza, e lei diventa così importante che, se gli viene tolta, piangono..."

Vorrei mi fosse concesso il tempo, almeno ancora per qualche anno, di guardare con il cuore... per fare entrare le cose semplici della vita: l'importanza di un' amicizia, la bellezza di un tramonto, la dolcezza di una storia ... come quella del Piccolo Principe.

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* laboratorio di scrittura autobiografica pensato e condotto dal nostro esperto Ermes Fuzzi

venerdì 26 giugno 2020

LO STRAPPO - autobiografia e didattica a distanza

Questa improvvisa chiusura della scuola con conseguente sospensione delle attività didattiche in presenza è stato un strappo, una lacerazione improvvisa. Possiamo illuderci che la tecnologia riesca a sostituire ogni aspetto della nostra vita, ma non è così. Almeno non lo è per la scuola. Questo è quanto la didattica a distanza - questa nuova creatura presentatasi nelle nostre case – ha messo in chiara evidenza. La scuola non è informazione, per quella la tecnologia può essere un valido sostituto.
La scuola è relazione. Noi siamo esseri sociali e della socialità abbiamo bisogno. Si impara e si ha desiderio di imparare perché lo si fa insieme agli altri; perché c'è dialogo e confronto con i compagni; perché c'è un maestro (o una maestra) che media e guida e usa gli errori come risorsa per il gruppo; perché è più facile seguire l'esempio di un compagno; perchè c'è concreta inclusione; sono tanti i perché...
Nelle molteplici sfumature che pennellano la nostra vita, credo che le esperienze, anche quelle che percepiamo negativamente, ci chiedano di divenire tesoro per il futuro.
Questa modalità, nuova e senza precedenti, sicuramente e necessariamente perfettibile, ci ha mostrato che della scuola “in carne ed ossa” non si può fare a meno, ma anche che è necessario continuare a formare i nostri alunni e i nostri figli alla tenacia, all'autonomia e alla resilienza. Tenacia intesa come impegno costante e quotidiano. Autonomia quale capacità di gestirsi da soli e rispondere alle consegne in modo maturo e organizzato. Resilienza cioè sguardo positivo  e aperto al futuro. Potremmo definirlo coraggio e speranza per la propria vita. Essere certi che tutto andrà bene, non solo riferito all'emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Tra le tante scritture degli alunni di cui vi sto raccontando ormai da diverse settimane ce ne sono tante dedicate alla loro scuola Primaria* immersa nel verde della campagna che circonda la città di Forlì.
Oggi vi lascio con quella di S.
Astrid Valeck

Cara scuola Follereau,
questi mesi per me hanno significato tristezza perché non potevo abbracciare le persone: i miei amici di scuola e tutte le persone a cui voglio bene. Questi mesi sono descritti da due emozioni: la tristezza e il coraggio. La tristezza di non poter fare le cose insieme dal vivo e il coraggio perché ho dovuto imparare cose nuove da solo con altri strumenti e avere la fiducia in me stesso che ce la posso fare.

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* Il giornalino della classe 4A scuola Primaria “R.Follereau” - I.C. N°8 “Camelia Matatia” Forlì esce ogni settimana dal mese di marzo 2020

lunedì 22 giugno 2020

LA SOGLIA - autobiografia e didattica a distanza

Ancora una volta torno indietro nel tempo, esattamente ai primi di marzo di questo anomalo 2020. Le scuole sono chiuse da poco più di due settimane. La notizia di queste ore è che non sarà possibile rientrare nelle nostre aule ancora per qualche tempo. Tutti però abbiamo la percezione che quel “tempo provvisorio” sarà, al contrario, un “tempo lungo”. Le Istituzioni si stanno attrezzando per rendere operative le piattaforme digitali e fare arrivare ovunque la routine della scuola.
Il leitmotiv che ci sentiamo ripetere, in modo martellante, è quello di restare a casa.
Non siamo abituati a ciò, anzi le nostre vite passano velocemente tra il dentro e il fuori, rincorrendo le tante frenesie di cui le abbiamo stipate.
Improvvisamente il fuori ci è sottratto, cambiano le possibilità, cambiano le prospettive.
La nostra attenzione è attratta dalle cornici che contornano i vetri ancora chiusi per il clima invernale. Così ci avviciniamo e siamo attratti da quel limitare che sta tra il dentro e il fuori, che ci porta a guardare lontano pur nella sicurezza del luogo che ci accoglie.
In direzione di quell'orizzonte che è già futuro e invita a spiccare il volo, che ci chiede di saper aspettare e di limitarci ad osservare con attenzione quanto quel rettangolo ci mostra.
...pezzetti di vita, ...frammenti di assenza, ...suoni che appaiono e altri che spariscono prendono forma sui quaderni dei bambini seduti davanti ad una delle finestre della loro casa, unico collegamento con il mondo di fuori.
Oggi vi lascio con due pagine di diario scritte da due alunne della classe 4 della scuola Primaria “R. Follereau” - IC n°8 “Camelia Matatia” di Forlì

Astrid Valeck


Sono le 15:00 di pomeriggio, è una bella giornata di sole, affacciandomi dal terrazzo della cucina sulla sinistra vedo numerose case e palazzi tutti colorati che mi mettono allegria, mentre se guardo dritto in lontananza vedo un grande campo verde, dove gli alberi sono ancora spogli perchè la primavera è appena iniziata. Vicino ai campi c'è anche uno sgambatoio, dove le persone che abitano in questa zona possono portare i loro cani a correre e giocare liberamente. Se rimango in silenzio riesco a sentire il cinguettio degli uccellini che volano tra gli alberi e il soffio del vento. Invece se osservo dal terrazzo della camera di mia mamma vedo la via in cui abito, tutta circondata da tante case. Di solito nelle belle giornate di sole sento tanti bambini che giocano insieme nel parchetto vicino al mio condominio; mentre in questi giorni a causa della brutta situazione che stiamo vivendo per la strada non c'è quasi più nessuno, sento solo il silenzio e questa cosa mi rende molto triste. Gli unici rumori che sento sono le poche macchine che passano e le voci dei miei vicini che si parlano dai balconi.


È mattina, mi sono appena svegliata. Guardo dalla finestra attirata dal canto degli uccellini che svolazzano tra gli alberi del mio giardino in cerca di cibo. Sposto lo sguardo più avanti e vedo la vigna, dopo la strada, tutta spoglia e senza colori, senza foglie e senza uva. Guardando a destra della vigna vedo un prato pieno di colori, dove un po’ di tempo prima siamo andati io, le mie sorelle e mia mamma a fare un pic-nic sull’erba e dove abbiamo raccolto alcuni fiori di diversi colori. Mi colpisce una luce in pieno viso, è il sole che mi saluta di primo mattino. Vedo il mio giardino dove i nostri cani giocano in mezzo ai colori squillanti dei fiori. Allora torno dentro casa piena della bellezza della natura, pronta a passare una giornata piena di felicità.

martedì 16 giugno 2020

RACCONTARSI 2020 - Storia di un laboratorio di scrittura autobiografica online

Pubblichiamo qui di seguito la bella lettera inviataci da Francesca "French" Abbiati quale testimonianza del laboratorio di scrittura autobiografica da poco conclusosi.
Il prezioso contributo di Francesca entra a pieno titolo nell'insieme di riflessioni che sono raccolte nel libro in corso di preparazione su questa esperienza di scrittura a distanza in uno dei periodi più difficili attraversato da tutti noi.

Il lockdown di marzo è arrivato a una sola settimana di distanza dall’inizio dell’edizione primaverile di “Raccontarsi”*, che ci avrebbe di nuovo uniti, su quei tavoli disposti a semicerchio, pronti a esplorare i nostri ricordi e a vedere cosa sarebbe emerso dal cilindro della memoria. Io al corso non mi ero ancora iscritta, in attesa di capire meglio l’entità degli impegni lavorativi di quelle settimane, ma la notizia che non sarebbe iniziato mi ha rattristata. Ecco perché, quando il 16 marzo è arrivato nella chat whatsapp il messaggio di Ermes Fuzzi con la proposta di realizzare il laboratorio via mail, ho accettato subito. È stato il tema succulento a catturarmi inizialmente (“il libro che ami”), ma credo che la spinta fondamentale sia stata il desiderio di continuare a sentirmi parte viva di questo gruppo, dato che all’ultima edizione del laboratorio non avevo potuto partecipare. Così, un po’ titubante, ma con l’entusiasmo delle partenze, comincio a scrivere.
Ogni lunedì, per cinque lunedì, il piccolo gruppo che ha accettato la sfida è unito nell’attesa trepidante della mail di Ermes, che raccoglie stralci dei nostri scritti della settimana precedente e manda nuovi input per quella successiva. È divertente provare a indovinare le autrici dei brani riportati: alcune si riconoscono al volo, per altre serve una lettura più attenta. Conosco bene alcuni dei libri scelti dalle mie compagne di viaggio, mentre altri mi incuriosiscono e credo li cercherò in biblioteca appena possibile. È bello anche scoprire quali stralci dei miei scritti sono stati selezionati, quali hanno colpito chi li ha letti e cosa hanno saputo trasmettere.
Il silenzio totale che circonda le nostre case durante la quarantena aiuta la concentrazione. È una situazione molto diversa dal solito, quando scriviamo in gruppo. Da un lato, ora non abbiamo limiti di tempo e possiamo abbandonarci ai capricci della penna per tutto il tempo che vogliamo, scrivendo e correggendo, tagliando e aggiungendo. Dall’altro, però, manca la magia che si crea nella condivisione del luogo e dell’atmosfera, anche se quando si scrive, pur gomito a gomito, ognuna si immerge nel proprio mondo, fuori dallo spazio e dal tempo. Poi manca la bellezza del testo letto ad alta voce dall’autrice (o autore!), unica a saper imprimere alle parole la giusta intonazione ed emozione, tale da rendere ogni brano un capolavoro, indipendentemente dallo stile in cui è scritto. Rimane, però, la riposante certezza dello scrivere sapendo che qualcuno leggerà, sapendo che qualcuno prenderà in carico la parte di cuore che hai spalmato sul foglio. Perchè parlare del libro che si ama significa anche parlare di se stessi, almeno un po’. E scrivere – io credo – è sempre in qualche modo scrivere di sé.
Ogni settimana la sfida proposta sembra più difficile rispetto alla precedente e ogni volta che mi metto davanti alla pagina bianca penso che questa volta non scriverò proprio nulla. Invece poi le parole escono da sole, quasi di getto, come se fossero evocate per magia. Mi dico che deve essere l’influsso delle mie compagne di laboratorio, che anche a distanza mi stimolano a raccontarmi, come quando siamo tutte insieme. Come sempre, nonostante la consegna di scrittura sia unica per tutte le partecipanti, emergono le modalità di risposta più diverse che si possano immaginare, e non solo perché si parla di libri diversi (raccolte di poesie, racconti, romanzi,…): ognuna di noi mette se stessa nella penna e si lascia trasportare dai ricordi e dall’immaginazione. Tutte ci mettiamo in gioco con serietà, ma anche con leggerezza e ironia, perché scrivere ci fa stare bene e questo, leggendo le nostre pagine, si sente.
L’ultima puntata del laboratorio arriva – come sempre – troppo presto, anche se siamo ormai alla fine di aprile. È stato un bel viaggio. È stato innanzitutto un modo per sentirsi vicini. Un modo per evocare ricordi sepolti chissà dove. Un’occasione per rileggerlo, quel libro amato, che forse stava chiuso su uno scaffale da un bel po’. Un modo, anche, per mettere in moto la fantasia e i pensieri positivi, per riportare alla mente i ricordi belli, quelli che ci fanno sorridere. Perché mai come in questo periodo c’è stato bisogno di sorridere, di immergerci in ricordi buoni, di usare la fantasia e volare con essa, immaginando un finale alternativo anche per quello che stiamo vivendo e che ancora non sappiamo in che direzione andrà.

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* "Raccontarsi ...a distanza" è il titolo del laboratorio di scrittura autobiografica pensato e condotto online dal nostro esperto e formatore in metodologie autobiografiche e biografiche territoriali Ermes Fuzzi 

lunedì 15 giugno 2020

PROGETTARE IL FUTURO - autobiografia e didattica a distanza

Ritorno sul tempo e sul bisogno di azione per superarne l'immobilità. Ciò che ci può aiutare a “rompere l'incantesimo” è progettare il futuro.
La scuola* scandisce tempi precisi per i bambini, dà sicurezza. Il fatto stesso di esserci comunque, nonostante il lockdown, dà garanzia di normalità. Certo una normalità anomala...ma è presente. Anche la sua quotidianità però ad un certo punto proporrà lo stacco estivo. È necessario preparare il congedo, come è importante sapere che la vita proseguirà nonostante questa emergenza.
Quanto è accaduto quali ricadute avrà sul nostro modo di vivere? Cosa ci avrà insegnato? Come i bambini hanno vissuto questo periodo e come immaginano il loro futuro?
In questa nuova forma di insegnamento sperimentata in questi ultimi mesi ogni contatto avviene via web, in questo caso particolare attraverso le mail. Tra la maestra e gli alunni si crea un rapporto di scambio che non è solo “correggere il compito” ma entrare in dialogo attraverso la scrittura. C'è un duplice movimento, si dialoga con se stessi nel momento della scrittura e si riceve una restituzione da parte della maestra.
Al solito vi lascio con il contributo di un alunno.

Astrid Valeck

Bisogna usare la testa
Tutto è cambiato in male in poco tempo, io sono molto arrabbiato e deluso. Il Coronavirus ci ha rovinato la vita. Ho ascoltato le precauzioni da usare quando esco, tutti lo fanno ma, come mi ha detto la mamma, in un modo non naturale, una cosa da disagio. ATTENZIONE, PAZIENZA, USARE LA TESTA. Astrid non voglio vederti dentro uno scafandro non sarebbe naturale e non saresti la mia maestra, ma so che lo faresti per tornare a stare con noi a scuola e vederci tutti i giorni. Potremmo creare delle tute per proteggerci al posto del grembiule, magari di quel colore e scriverci sopra il nostro nome per riconoscerci. Quando facciamo ginnastica o dobbiamo andare in bagno nasce il problema...
Avere sempre a disposizione le cose per proteggerci: mascherina, guanti e gel. Vivere vicino ma non troppo.
Voglio tornare a scuola. Ma come? Banchi distanti separati dal plexiglass come al lavoro della mamma, in farmacia??!! Sperare che trovino un vaccino?? Ne ho già fatti tanti, un altro non mi dispiace. Dedalo vola via per sfuggire al Minotauro, io non sono così astuto, ma so usare la testa. Imparo le cose basilari per tutelarmi.
Una cosa che mi ha detto la mamma e mi ha fatto vedere da internet è che i guanti e le mascherine gettate a terra inquinano e sporcano l'ambiente. I bidoni, anche con questa situazione esistono ma la gente lo ha dimenticato. BISOGNA USARE LA TESTA.

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* Il giornalino della classe 4A scuola Primaria “R.Follereau” I.C. N°8 “Camelia Matatia” Forlì esce ogni settimana dal mese di marzo 2020

#LA SCUOLA NON SI FERMA - autobiografia e didattica a distanza


#la scuola non si ferma

Quante volte abbiamo sentito ripetere questo slogan dalla chiusura delle nostre scuole e dal lockdown che ne è seguito? 

Ormai le lezioni sono terminate, ma la scuola non si ferma. O meglio, non si ferma il giornalino* della scuola primaria "R.Follereau”. Abbiamo deciso di accompagnarvi ancora un po'. In redazione ci sono ancora diversi articoli che attendono di essere pubblicati. Le alunne e gli alunni della classe 4A in questo lungo periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza hanno scritto moltissimo. Sicuramente stimolati dal programma didattico delle varie discipline di cui il giornalino porta testimonianza attraverso le loro ricerche, ma anche attraverso le molteplici sollecitazioni autobiografiche. L'autobiografia è uno strumento molto potente, crea uno spazio riflessivo e creativo che spinge chi scrive a rivisitare il proprio vissuto e a comprendere quanto vive, a maggior ragione durante un periodo difficile come quello appena trascorso (e in parte non ancora concluso); inoltre può contare su tanti dispositivi differenti: le lettere, il diario, l'intervista, le foto... guida nel tessere la trama della propria vita, nell'individuare valori e capisaldi, e aiuta a divenire resilienti. Aggiunge valore alle nostre vite quando i propri pensieri possono essere condivisi. Occorre cioè una comunità capace di ascoltare. Noi quella comunità la abbiamo: sono i tanti lettori del giornalino. Così eccoci ancora a voi con le parole dei vostri figli, nipoti, amici, compagni...
come ormai d'abitudine vi lascio con la scrittura di un alunno di 9 anni uscita sul n°11\giugno 2020
Astrid Valeck


Bisogna avere un sistema ecosostenibile
Quando finirà questa pandemia ritorneremo tutti insieme a giocare e studiare in allegria. Per me questa è la vita normale che faccio ogni giorno, però senza scuola e mi mancano tanto i miei compagni di classe, ma io so che prima o poi finirà tutta questa storia. Dopo questa emergenza, capiremo che noi siamo gli ospiti in questo mondo e che dobbiamo rispettarlo. Meno macchine, meno aerei, meno industrie e una cosa importantissima: meno inquinamento! La Terra non ne può più della nostra presenza, quando ti svegli alla mattina non c'è bisogno di andare in macchina a fare colazione al bar, non c'è bisogno di fare grandi viaggi con navi, aerei o traghetti. Ogni tanto va bene, ma non ogni mese o ogni settimana. Rifacciamo la vita di una volta. Tutte quelle fabbriche, inceneritori o trattori provocano un gran inquinamento. Si potrebbe girare in bici o a piedi, per aiutare il nostro pianeta!! la Terra deve stare bene anche con noi, quindi rispettiamola! Basta guerra, viaggi, incendi, fuochi d'artificio e bombe. La vita può continuare ma bisogna avere un sistema ecosostenibile!
RISPETTIAMO IL NOSTRO PIANETA!!!

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* Il giornalino della classe 4A scuola Primaria “R.Follereau” I.C. N°8 “Camelia Matatia” Forlì esce ogni settimana dal mese di marzo 2020               

domenica 7 giugno 2020

IL TEMPO IMMOBILE - scrittura autobiografica e didattica a distanza

Eccomi di nuovo qui a raccontare l'esperienza della scrittura autobiografica e del giornalino di classe* di questi alunni di 9 anni. Come anticipato la mia narrazione non seguirà un filo cronologico, ma si muoverà tra presente e passato nel corso dei post che preparerò.
I media ci bombardano da settimane con scenari apocalittici. Mettere il naso fuori di casa può significare incontrare un mostro che non ha corpo, che non si vede e non si può toccare ma dal quale non ci si può difendere. Si può solo restare in casa, ma nemmeno questo pare essere una garanzia. Di fronte a lui siamo tutti disarmati e fragili. Così, di punto in bianco, i legami familiari e quelli amicali subiscono una battuta d'arresto. Il terrore blocca tutti in una sorta di incantesimo, in cui il tempo perde la sua corsa verso il futuro e si interrompe. Si configura la dimensione dell'attesa, la paura diviene compagna quotidiana. Ma non è una paura sana, è angoscia.
Se tutto ciò ha un effetto molto forte sugli adulti che possiedono molteplici strumenti per comprendere il mondo in cui vivono, sui bambini ha un effetto ancora maggiore. Noi adulti siamo senza risposte davanti alle loro domande spesso inespresse, tanto fa paura il solo pensare quelle domande e i nostri timori, per quanto cerchiamo di contenerli, emergono dai nostri gesti, dai nostri visi. Ancora una volta la scrittura autobiografica ci viene in aiuto con uno dei suoi dispositivi: la lettera. È proprio attraverso una lettera al coronavirus (o Covid-19) che le paure inespresse, ma che tanto pesano sui pensieri dei bambini vengono alla luce. Diviene così possibile dialogare con la paura, darle un nome e reagire. Già, perchè per andare oltre l'immobilità, rompere l'incantesimo e rimettere in moto il tempo occorre l'azione.
Quest'oggi vi lascio con una di queste lettere.
Astrid Valeck


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Forlì, 16 marzo 2020
Spett.le Covid-19
tutto il mondo
tutte le vie

Egregio Covid-19,
sono C., vivo in Italia nella città di Forlì, la mia regione è l'Emilia Romagna, la più vicina alla Lombardia, lì dove lei ha fatto una strage.
Sta facendo del male a tutto il pianeta. Sta facendo soffrire tantissime famiglie uccidendo i loro cari. I medici sono preoccupati perchè non riescono a trovare una cura e salvare le persone. Io sono preoccupato per mio babbo che ha una malattia che se verrà contagiato non riuscirà mai a guarire. La prego di smetterla e non fare più del male! Ritorni da dove è venuto!
Qual è il suo scopo? Pensa di fermarsi? È contento di aver fatto del male a tutte queste persone? Si crede invincibile?
Non ne deve essere così sicuro perchè noi persone di tutto il mondo uniremo le nostre forze e la sconfiggeremo!
Cordiali saluti
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* Il giornalino della classe 4A scuola Primaria “R.Follereau” I.C. N°8 “Camelia Matatia” Forlì esce ogni settimana dal mese di marzo 2020