sabato 22 dicembre 2018

C’è sempre una madre. : NATALE 2018


Con l’augurio che   tutti possiamo rivivere la  meraviglia che accompagna il primo vagito di ogni nato, le festività siano  per   voi, e per i vostri cari , giorni di pace e di affetti. 

Ci proponiamo  con  l'immancabile consiglio di lettura. 

martedì 27 novembre 2018

SUGGESTIONI D'AUTUNNO

Sei bella -dico alla vita-
è impensabile più rigoglio
[..]
Da centomila anni almeno
sorridendo ti corteggio.

Tiro la vita per una foglia:
si è fermata? Se n'è accorta?
si è scordata dove corre,
almeno per una volta?
[W. Szymborska]


Questo fine settimana eravamo alla mostra del libro organizzata dall'IC di San Pietro in Vincoli (Ra) con un laboratorio di scrittura autobiografica dedicato alla natura.

sabato 24 novembre 2018

Non è normale che sia normale



“Non è normale  che sia normale”. 


Si toccò la faccia.
«No, questa è roba vecchia».
«Allora?».
«E l'umiliazione».
«E tu?».
«Faccio quello che vuole lui».
(...)Fece una smorfia di disagio, diventò seria. Attaccò a parlare del marito con una sorta di accettazione repulsiva. Non era ostilità, non era bisogno di rivalsa, non era nemmeno disgusto, ma un tranquillo disprezzo, una disistima che investiva tutta la persona di Stefano come acqua infetta nella terra.
(...) Certo, la spiegazione era semplice: avevamo visto i nostri padri picchiare le nostre madri fin dall'infanzia. Eravamo cresciute pensando che un estraneo non ci doveva nemmeno sfiorare, ma che il genitore, il fidanzato e il marito potevano prenderci a schiaffi quando volevano, per amore, per educarci, per rieducarci. Di conseguenza, poiché Stefano non era l'odioso Marcello ma il giovane a cui lei aveva detto di volere moltissimo bene, colui che aveva sposato e con il quale aveva deciso di vivere per sempre, ecco che si accollava fino in fondo la responsabilità della propria scelta. Eppure non tutto quadrava. Ai miei occhi Lila era Lila, non una qualsiasi femmina del rione. Le nostre madri, dopo uno schiaffo del marito, non assumevano quella sua espressione di calmo disprezzo. Si disperavano, piangevano, affrontavano il loro uomo a brutto muso, lo criticavano alle spalle, eppure, chi più chi meno, seguitavano a stimarlo (mia madre, per esempio, ammirava senza mezzi termini il levantinismo trafficone di mio padre). Lila invece esibiva un'acquiescenza senza rispetto. 
«Io sto a mio agio con Antonio, anche se non gli voglio bene».


Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome,   Edizioni E/O
Pag. 52-53




La violenza sulle donne sta diventando una vera piaga sociale , non riporto qui i dati che i giornali già diffondono con meticolosa e necessaria  attenzione , mi soffermo solo sullo slogan che contraddistingue  la campagna 2018  contro femminicidi e violenze sulle donne  voluta da Camera dei Deputati, insieme a Mara Carfagna: “Non è normale  che sia normale”. 
 La letteratura ( in questo caso con Elena Ferrante)  mi viene in soccorso prestandomi   parole che non voglio e, forse, non so trovare. La mia riflessione diverrebbe il contenitore di un “dire” già detto e ribadito: pensieri  indignati , entusiastici  , risentiti che si disgregano di fronte ad  una  realtà  nella quale si continua a perpetrare   violenze , aggressioni e omicidi . Le donne non si toccano neanche con un fiore, sentivo dire da piccola, un’espressione che si convertiva anche in “le donne non si picchiano neanche con un fiore.
Si sapeva che, in caso di pericolo/calamità, i primi ad essere salvati sarebbero stati   le donne e i bambini e  noi femmine sorridevamo compiaciute godendo del privilegio che ci veniva riservato.
“Le donne non si toccano neanche con un fiore” ammonivo scherzosamente il bambino che affrontava a malo modo una compagna in classe. Oggi, io  e "quel bambino" , lui un giovane uomo ed io una donna anziana, ricordiamo ancora che  le donne  non si toccano neanche con un fiore ma abbiamo scoperto che si possono massacrare, si bruciare, si lapidare, sfigurare   e  picchiare. 


Loretta Buda 



sabato 13 ottobre 2018

QUESTA è LA MIA VITA

...e così è arrivato il momento di salutarsi. E', infatti, terminato il percorso dedicato alla scrittura della propria storia di vita che avevamo intitolato "Questa è la mia vita" e che ha preso le mosse dall'omonimo titolo della bellissima canzone scritta da Luciano Beretta.
Gli autobiografi stanno consegnando in questi giorni le loro autobiografie.

Nella foto: gli autobiografi mentre leggono una pagina delle loro autobiografie ai compagni di avventura
Non paghi delle numerose pagine che hanno scritto, troveremo questi appassionati scrittori al laboratorio autunnale di scrittura autobiografica, pronti con penna e quaderno per le nuove proposte pensate per loro da Astrid Valeck ed Ermes Fuzzi.
Dove? Sempre c\o la sede de La Rete Magica a Forlì in via Curiel.
Il calendario sarà il seguente:
lunedì 15 ottobre, dalle 16.00 alle 18.00
lunedì 22 ottobre, dalle 16.00 alle 18.00
lunedì 29 ottobre, dalle 16.00 alle 18.00
lunedì 5 novembre, dalle 16.00 alle 18.00
lunedì 12 novembre, dalle 16.00 alle 18.00
Il laboratorio è aperto a tutti coloro volessero partecipare.


sabato 22 settembre 2018

NOTIZIE DA ..."IN PUNTA DI PENNA"

L'iniziativa "IN PUNTA DI PENNA" promossa dalla nostra associazione è nata con l'intento di far conoscere sul nostro territorio studiosi che si occupano di tematiche autobiografiche-biografiche e autori autobiografi e\o ricercatori biografi.
La prima volta abbiamo avuto con noi il professor Duccio Demetrio, ieri sera è stata l'occasione per conoscere un giovane autore: Andrea Pari.
Appassionato ascoltatore delle storie di famiglia, negli anni, ha deciso di raccoglierle. Con pazienza certosina si è infilato tra le pieghe della lingua romagnola, ha trascritto quelle storie e le ha tradotte, fino a custodirle dentro un libro: "La tribù dei falash".
Nella splendida cornice dell'Arena Hesperia, storie di mare hanno incontrato storie di terra, mentre Andrea dava nuovamente vita a quelle parole pazientemente deposte sulla carta, rendendo presenti le persone che lui stesso aveva ascoltato. Un viaggio nella memoria abilmente introdotto da Loretta Buda che ha offerto numerosi spunti di riflessione. Raccontare una storia a qualcun altro, infatti, significa fare un'operazione di riconoscimento del proprio essere nel mondo e, nel contempo, arricchire la memoria collettiva.

Le foto sono di Giuliano Guerra

fasi iniziali di preparazione

i saluti dell'Assessora alla Cultura

Loretta Buda
Andrea Pari

















lunedì 17 settembre 2018

In punta di penna Venerdì 21 Settembre 2018


In punta di penna con Andrea Pari Loretta Buda





In punta di penna con Andrea Pari

Loretta Buda




Alcuni mesi fa proposi, sul blog, la lettura de “ La tribù de’ falàsch “e conclusi la mia esposizione con le parole di Berto ad Nùfar (uno dei testimoni) il quale, riferendosi al graduale cambiamento del litorale adriatico esclamò :<< Dopo è stata una favola>>.
Mi ricollego  a questa espressione per ricordare che , venerdì 21 c.m., nell’Arena Hesperia  di Meldola, Andrea Pari  ci racconterà appunto quella fiaba iniziata,  nel luogo “dove la Rigossa ed il Rubicone si congiungono in una sola foce che sbocca nell'Adriatico(...) dove  non  esistono case, né capanni.  Solamente a brevi distanze crescono arditi, a gruppi, i tamerici e le rubinie(...)  
Come ogni fiaba che  si rispetti anche questa ha un inizio che  si perde nell’ “imperfetto  tempo del C’ERA UNA VOLTA” e si conclude con un  lieto fine che offre  alla popolazione , avvertita con manifesti pubblici, l’opportunità di entrare gratuitamente in possesso del terreno sito in località Due Bocche, al fine di trasformare quel luogo marino inutilizzato, in colonia balneare ”. [1]
Il “ vissero felici e contenti” dei protagonisti di questa storia coincise con la loro capacità di disporsi in modo consapevole riguardo al benessere che si preannunciava e che, per consolidarsi, richiedeva tenacia nella fatica e abnegazione nel lavoro. I residenti delle Due Bocche  seppero trasformare il passato da un “non più” a un “non ancora” riuscendo ad armonizzare i disagi del prima con l’entusiasmo del poi.  Infatti tutti i residenti del territorio comunale percepirono chiaramente i vantaggi che poteva offrire un affermato centro turistico in termini di guadagni(...) [2]
L'incontro con l'autore sarà appunto  l'occasione per ascoltare la storia dei primi abitanti della foce del Rubicone. Un racconto corale dove memoria individuale e memoria collettiva si intrecciano  e,  nello stesso tempo, si differenziano; singole storie che si sovrappongono, si intersecano restituendo l’immagine di un mondo che sembra lontano e inaccessibile.

Andrea Pari  inizierà a raccontare da quel “C’era una volta  per  giungere a quel lieto fine che oggi ha un nome e un cognome: Gatteo a Mare .

Concludo esprimendo all'autore la riconoscenza per essersi  assunto l’impegno di ritessere la vita di una comunità sottraendola alla “noncuranza degli immemori”.

Loretta Buda


[1] Storia di Gatteo a Mare , Edoardo Turci , Società il Ponte Vecchio , Cesena  2001
[2] Idem