Questa improvvisa chiusura della scuola con conseguente sospensione delle attività didattiche in presenza è stato un strappo, una lacerazione improvvisa. Possiamo illuderci che la tecnologia riesca a sostituire ogni aspetto della nostra vita, ma non è così. Almeno non lo è per la scuola. Questo è quanto la didattica a distanza - questa nuova creatura presentatasi nelle nostre case – ha messo in chiara evidenza. La scuola non è informazione, per quella la tecnologia può essere un valido sostituto.
La scuola è relazione. Noi siamo esseri sociali e della socialità abbiamo bisogno. Si impara e si ha desiderio di imparare perché lo si fa insieme agli altri; perché c'è dialogo e confronto con i compagni; perché c'è un maestro (o una maestra) che media e guida e usa gli errori come risorsa per il gruppo; perché è più facile seguire l'esempio di un compagno; perchè c'è concreta inclusione; sono tanti i perché...
Nelle molteplici sfumature che pennellano la nostra vita, credo che le esperienze, anche quelle che percepiamo negativamente, ci chiedano di divenire tesoro per il futuro.
Questa modalità, nuova e senza precedenti, sicuramente e necessariamente perfettibile, ci ha mostrato che della scuola “in carne ed ossa” non si può fare a meno, ma anche che è necessario continuare a formare i nostri alunni e i nostri figli alla tenacia, all'autonomia e alla resilienza. Tenacia intesa come impegno costante e quotidiano. Autonomia quale capacità di gestirsi da soli e rispondere alle consegne in modo maturo e organizzato. Resilienza cioè sguardo positivo e aperto al futuro. Potremmo definirlo coraggio e speranza per la propria vita. Essere certi che tutto andrà bene, non solo riferito all'emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Tra le tante scritture degli alunni di cui vi sto raccontando ormai da diverse settimane ce ne sono tante dedicate alla loro scuola Primaria* immersa nel verde della campagna che circonda la città di Forlì.
Oggi vi lascio con quella di S.
Astrid Valeck
Cara scuola Follereau,
questi mesi per me hanno significato tristezza perché non potevo abbracciare le persone: i miei amici di scuola e tutte le persone a cui voglio bene. Questi mesi sono descritti da due emozioni: la tristezza e il coraggio. La tristezza di non poter fare le cose insieme dal vivo e il coraggio perché ho dovuto imparare cose nuove da solo con altri strumenti e avere la fiducia in me stesso che ce la posso fare.
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* Il giornalino della classe 4A scuola Primaria “R.Follereau” - I.C. N°8 “Camelia Matatia” Forlì esce ogni settimana dal mese di marzo 2020
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