CIAO SERGIO
di PAOLA BORGHESI
Il Partigiano Sergio Giammarchi ci ha lasciato
un patrimonio di ricordi indelebili, ha trasmesso a tutti quelli che hanno
avuto la fortuna di conoscerlo dei valori universali.
E’ andato nelle scuole a parlare ai giovani con
pacatezza, energia, modestia, tenacia, per condividere i ricordi di una parte
significativa della sua vita, per tramandare la sua esperienza ai ragazzi
attenti e interessati che ne faranno
tesoro per non commettere più gli errori del passato.
Il suo impegno è iniziato nel dicembre 1943, quando
non ancora diciottenne incontrò Adriano Casadei, che operava in sintonia con
Silvio Corbari all’organizzazione della
Resistenza.
Sergio ricordava sempre con emozione un tragico
episodio del marzo 1944 che rafforzò la sua volontà di prender parte alla lotta
contro il nazifascismo: la barbara fucilazione da parte dei fascisti di cinque
giovani di leva presso la caserma di via della Ripa e la successiva minaccia di
fucilarne altri dieci. La fucilazione dei dieci giovani fu sventata da uno
sciopero delle donne che lavoravano in molte fabbriche forlivesi.
Sergio andò in montagna nell’aprile 1944 con l’amico Adriano Casadei
per unirsi al Battaglione Corbari che
operava nella zona di Tredozio.
Raccontava la vita dura dei giovani combattenti
a cui non mancava l’aiuto dei contadini (uno gli fece un paio di scarpe con la
corteccia di un albero per sostituire le sue distrutte).
Raccontava con grande emozione della cattura e
della atroce morte dei compagni di lotta ( Iris Versari, Adriano Casadei, Silvio
Corbari e Arturo Spazzoli ), l’impiccagione di Corbari e di Casadei in piazza a
Castrocaro e la successiva esposizione dei quattro corpi appesi ai lampioni di
piazza Saffi a Forli a scopo
dimostrativo per la popolazione , che veniva costretta a passare per vedere
questo macabro spettacolo.
Poneva sempre l’accento sull’amicizia che
legava questi giovani, sulla generosità
di Casadei che già in salvo tornò sui
suoi passi per aiutare Corbari che era caduto, pagando il suo gesto con la
vita.
Dopo la morte dei quattro amici continuò a combattere sui monti per un
paio di mesi e poi fu con altri portato a Roma dagli Inglesi e ricoverato in ospedale per una infezione a
una gamba.
Rientrò a Forlì dopo un viaggio avventuroso nel
febbraio 1945, dove apprese la triste notizia della morte di una sorella col
marito e i due figli nel bombardamento di Forlì del 10 dicembre 1944.
Quando raccontava questi fatti e l’incontro con la madre si
emozionava profondamente
suscitando la commozione di tutti i
presenti.
Concludeva il suo racconto invitando i giovani
a lottare sempre per conservare la pace, la libertà e per difendere i valori
della Costituzione.
Ha
partecipato a tutte le iniziative di memoria, anche nel mio paese , per cui lo
ringrazio anche a nome degli amici e compagni della sezione Anpi di Meldola
La cerimonia di commiato al
cimitero monumentale di Forlì si è svolta per sua espressa volontà di fronte al
sacrario dei suoi quattro amici Partigiani, accompagnato dalle bandiere delle
varie sezioni Anpi e alla presenza dei Sindaci di Forlì, Meldola e Santa Sofia,
salutato dai Presidenti dell’Anpi provinciale e di Forlì. E’ iniziata col suono del Silenzio e conclusa con il
canto di “Bella ciao”