mercoledì 16 novembre 2016

LA NARRATIVA COME DIMORA - terminata la prima fase del laboratorio di narrazione autobiografica

Mille passi cominciano sempre da uno
[proverbio africano]



L'esperienza non è semplicemente quello che viviamo, ma anche il processo che nella
memoria connette i nostri vissuti e li dota di senso. Ha qualcosa di un perdersi e di un
ritrovarsi. L'esperienza compresa assomiglia a un tornare presso di sé e questa comprensione si giova della facoltà di narrare. Per chi è costretto a spostamenti, a nomadismi, scelti o imposti dalle necessità, la narrativa è una dimora appropriata e, spesso, l'unica ad essere concessa. In ogni caso aiuta a non perdersi e mantenere salde le proprie radici orientando verso un futuro possibile.
Le parole terra madre, terra patria, paese natale sono cariche di significati. Sono territori, ma anche reti di relazioni e luoghi dell'anima. Apparentemente sembrano appartenere ad un tempo perduto, al nostro essere nati in un tempo e in un luogo determinati e di abitare originariamente un certo linguaggio. Di questa origini si può avere nostalgia, ma per sviluppare la nostra esistenza siamo costretti a non coincidervi più. Quella nostalgia è il nido di tradizioni e valori per noi sacri, fortemente correlati al concetto di identità. Eppure questo rappresenta un universale umano che può scalfire le barriere tra i migranti di diverse origini, attraverso la comune esperienza dell'alterità.

Il progetto è nato su iniziativa della Società per l'affitto di Forlì in collaborazione con l'A.P.S.parolefatteamano. Hanno condotto le attività Ermes Fuzzi e Astrid Valeck.
Il laboratorio di narrazione autobiografica ha coinvolto le voci narranti tra i richiedenti asilo sul territorio e tra coloro che durante la vita hanno esperito la materia del viaggio/migrazione, portando con sé il bagaglio del proprio racconto e la generosità nel condividerlo.