martedì 19 dicembre 2017

Sempre Natale



La poesia di Gianni Fucci "estesa"  in allestimento natalizio lungo la strada del  borgo di Santarcangelo. 



Natale 2017


Alojz Ihan


Che questo sia il tempo, per tutti noi, della sosta e della pienezza,
 il tempo in cui ritrovare noi stessi e far vivere  i sogni: Buon Natale!


SÈ L'AVNIRÀ
Sè, sta sichéur, l'avnirà ènca st'an 
cla ligrèzza specèla un pó arzentèda 
ch'la ardéus a l'impruvéis tla su faldèda 
al luci culurèdi, un pó ad malàn.



SI, ARRIVERÀ
Sì, sta certo, verrà anche quest’anno
quell’allegria speciale un po’ argentata
che raduna improvvisamente nel suo grembo
le luci colorate, un po’ di chiasso.

                                                                  Gianni Fucci 

Ancora e sempre     AUGURI  .










giovedì 23 novembre 2017

...e... non vissero felici e contente




... e... non vissero felici e contente 

Loretta Buda 


Riversarmi dal ventre di mia madre è stato il primo atto di sparizione, imparare a rimpicciolire per una famiglia che vorrebbe invisibili le figlie è stato il secondo(...) [1]



E’ martedì pomeriggio, sono alla Ceccarelli seduta accanto al tavolo delle novità. Prendo distrattamente in mano un libro la cui copertina spicca vivacemente sulla “debolezza cromatica” delle pubblicazioni che lo affiancano. Mi colpisce l’immagine della rosa rossa che, sfrangiandosi, sparge  frammenti di corolla su uno sfondo nero;  ad attirare la mia  attenzione però è il sottotitolo: ESERCIZI DI RESISTENZA AL DOLORE. Leggo l’incipit e mi sembra di entrare in un paesaggio noto.
Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l'ostetrica dice "non urli, non è mica la prima". Imparano a cantare piangendo, a sciare con le ossa rotte. Portano i figli in braccio per giorni in certe traversate del deserto, dei mari sui barconi, della città a piedi su e giù per gli autobus. Le donne hanno più confidenza col dolore. È un compagno di vita, è un nemico tanto familiare da esser quasi amico. Ci si vive, è normale. Strillare disperde le energie, lamentarsi non serve. Trasformarlo, invece: ecco cosa serve. Trasformare il dolore in forza. È una lezione antica, una sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa.”[2]
Sorpresa dalla forza dell’incipit e rassicurata dal nome dell’autrice: Concita De  Gregorio,  leggo il libro che mi permetto di consigliare.
MALAMORE  Esercizi di resistenza al dolore.
Malamore è un saggio pubblicato nel 2008 e narra la vita di donne che sopportano , resistono alla violenza e alle prevaricazioni degli uomini senza trovare il coraggio di protestare e  liberarsi da vincoli affettivi opprimenti. Donne che si comportano  come se il fatto di trattenere accanto a sé un partner  sia più importante del proprio benessere, della felicità e della dignità personale.
Nel libro le protagoniste convivono con una segreta e quotidiana penitenza; sono donne che non hanno “ le chiavi per forare l’ottusità del dolore[3] e vi resistono con gli approcci consueti della quotidianità familiare.
Donne che sminuiscono il proprio valore e magnificano le “ attrattive”  del compagno; alcune di loro riescono a trasformare il dolore in forza, altre muoiono un poco alla volta immerse nel sonno della compiacenza coniugale; un torpore affettivo che fa loro dire:- Va tutto bene, riuscirò  a sopportare . Donne che amano troppo  direbbe Robin Norwood[4]; donne dipendenti da un uomo che, mentre sperano che lui cambi, di fatto si coinvolgono sempre più profondamente in un meccanismo di assuefazione, forti della convinzione di avere le spalle  larghe da poter sopportare le fatiche che la vita di coppia riserva loro. Fatiche  che spesso  si estendono anche  alla vita familiare, dove la compagna o moglie, nel ruolo di madre si grava anche con le zavorre dei figli .
Sono a disagio, scrive  l’autrice, sul treno -intercity Roma-Milano, (...)perché la madre di questo ventenne con le cuffie dell'i-pod seduto a gambe larghe accanto a me sta in piedi fuori per cinque ore ininterrotte - lei, la madre, in piedi -, non si scambiano una parola per tutto il viaggio(...)
Sono a disagio quando mi dicono, le donne soprattutto: quattro figli e tutti maschi? Complimenti. Complimenti per il genere, non per il numero, è chiaro.
(...)Sono a disagio quando la maestra di ritorno dal campo scuola convoca i genitori per il resoconto del viaggio e di passaggio dice che i maschi, certo, dovrebbero avere cura di tirare l'acqua dopo essere stati in bagno perché le femmine lo fanno e insomma, via, non è difficile (...)
Concita De Gregorio propone le storie di ragazze straniere e italiane, donne di successo e comuni lavoratrici, artiste, attrici e protagoniste di fiabe. Dalle pagine si affacciano Eva Kant, Artemisia Gentileschi, Dora Maar, Caterina da Siena, Barbablù, la topolina Rateta e Dalia, la bambina che da piccola veniva chiamata Regina(chi, a dodici anni, la comprò non era re e mai la condusse a palazzo).
Lasciando la lettura delle storie a chi vorrà avvicinarle, la vicenda di Dalia mi riconduce al mondo della fiaba e la figura della “piccola fiammiferaia”[5] si affianca a quella della giovane. ma quest’ultima, a differenza della protagonista della fiaba , che  accende tutti i fiammiferi esaurendo così le sue risorse  fisiche  e psichiche,  li conserva. Non avendo legna da ardere lei sa che  i fiammiferi, non potrebbero soddisfare  il suo bisogno di calore, quindi cura e difende la flebile fiamma degli ultimi fiammiferi per tornare a casa mortificata nel corpo e nello  spirito.
Non verrà un re lo so. Per fortuna non verrà più nessuno. Mi chiamo Dalia, come un fiore. Ho ventitré anni, sono vecchia. Non avrò marito, non avrò una macchina che viene a prendermi per portarmi a palazzo. Non ricordo più niente di prima. Non so. Non ho memoria di nulla. Non ho sorelle, solo maschi. Non ci sarà nessuno che verrà a portarli via. È una fortuna non avere figlie femminine. Le femmine sono una ricchezza, ma per poco. Vivono solo dodici anni.”[6]
La De Gregorio va al di là della semplice descrizione di storie e chiude il libro con l’esortazione a liberarsi  dalle relazioni violente a cui, volendo, si potrebbe e dovrebbe sfuggire. Una volontà che, come leggiamo nella pagina del diario di Sylvia Plath,  raramente trova la forza di trasformarsi in risolutezza.  

Arriva il momento in cui i tuoi sbocchi sono otturati, come con della cera. Sei seduta in camera tua e senti nel corpo un dolore pungente che ti stringe la gola e si consolida pericolosamente nei piccoli sacchi lacrimali dietro gli occhi. Una parola, un gesto, e tutto quel che ti tieni dentro -risentimenti imputriditi, gelosie in cancrena, desideri superflui inappagati - scoppierà in rabbiose lacrime impo­tenti, in singhiozzi imbarazzati e piagnistei senza un preciso destinatario. Non ci saranno braccia ad avvolgerti, nessuna voce ti dirà: « Su, su. Fatti un bel sonno e non pensarci». (...) Ti serve uno sbocco e sono tutti ermeticamente chiusi. Vivi giorno e notte nella buia, ristretta visione che ti sei costruita con le tue mani. (...) E così scendi di sotto e ti siedi al pianoforte. I bambini sono usciti; la casa è tranquilla. Il suono degli accordi limpidi sulla tastiera e cominci a provare sollievo mentre ti liberi di parte del gran peso che hai sulle spalle. Rapidi passi risalgono dal seminterrato. Un viso angoloso e seccato vicino alla ringhiera. «Sylvia, per favore, non suonare il pianoforte nel pomeriggio, durante le ore di ufficio. Rimbomba direttamente di sotto». Paralizzata, stordita, marchiata dalla sua voce gelida, menti: «Mi dispiace. Non immaginavo che si sentisse».[7]



[1] Rupi Kaur
[2] Concita De Gregorio, MALAMORE , Einaudi super ET, 2017 Milano pag 3
[3] Alberto Rollo.
[4]Robin Norwood, Donne che amano troppo, Feltrinelli
 [5] Hans Christian Andersen, “ La piccola Fiammiferaia.
[6] Concita De Gregorio, MALAMORE , Einaudi super ET, 2017 Milano  
  Sylvia Plath Diari, Adelphi


giovedì 16 novembre 2017

rete magica PARKINSON


 

 Con l'invito a partecipare alla GIORNATA NAZIONALE PARKINSON, diffondiamo

 l'iniziativa dell'associazione "LA RETE MAGICA" .


venerdì 10 novembre 2017

LA MIA CASA E' UN RACCONTO

Stiamo accusando ritardi e ce ne scusiamo. Ecco le foto che documentano l'incontro tenutosi  a Meldola   il 26 settembre: presentazione del libro e del progetto di autobiografia migrante "La mia casa è un racconto". 
Progetto realizzato da Società per l'Affitto di Forlì e APS  PAROLEFATTEAMANO






















giovedì 26 ottobre 2017

RACCONTARSI. Laboratorio di scrittura autobiografica

Che volete farci?? Siamo un po' in ritardo con l'aggiornamento del blog...
così è avvenuto che sabato scorso è iniziato il laboratorio di scrittura autobiografica condotto da Ermes Fuzzi e Astrid Valeck e non ve lo abbiamo neppure anticipato.
Le date sono: 21, 28 ottobre 2017 e 4, 11 e 25 novembre 2017, sempre presso LA RETE MAGICA di Forlì, partner consolidata della nostra associazione.
Tema di quest'anno: il mito e il viaggio.
Per chi non fosse riuscito ad iscriversi in tempo, tranquilli, ne stiamo già organizzando un altro per il 2018. Chiaramente con un altro tema.
Per iscrizioni: 0543/033765   cell. 320 4553980

venerdì 22 settembre 2017

26 SETTEMBRE 2017 - Eccoci di nuovo!!!

Siamo pronti per la terza presentazione de "La mia Casa è un racconto", il volume con i materiali del laboratorio realizzato lo scorso anno con i richiedenti asilo della Società per l'Affitto di Forlì, alcuni cittadini italiani, e la nostra consulenza autobiografica.
Questa volta siamo a Meldola, presso la sala punto informazione turistica (Sala Hesperia), in Via Roma 3. Con noi ci sarà Cristina Bacchi, la nostra Assessora alla Cultura.
Saranno gli stessi richiedenti asilo, insieme ad alcuni cittadini forlivesi, che si racconteranno attraverso alcuni temi: il nome, il cibo, l'educazione, il gioco....



Quindi vi aspettiamo:


lunedì 21 agosto 2017

La mia Casa è un racconto - 2^presentazione - Forlì 3 settembre 2017


Siamo pronti per la seconda presentazione de "La mia Casa è un racconto", il volume con i materiali del laboratorio realizzato lo scorso anno con i richiedenti asilo della Società per l'Affitto di Forlì, alcuni cittadini italiani, e la nostra consulenza autobiografica.
Questa volta siamo alla Barcaccia, all'interno del calendario di Impazzalapiazza.
Saranno gli stessi richiedenti asilo, insieme ad alcuni cittadini forlivesi, che si racconteranno attraverso alcuni temi: il nome, il cibo, l'educazione, il gioco....

Quindi vi aspettiamo:

DOMENICA 3 SETTEMBRE ore 21 
alla BARCACCIA (musei San Domenico)
La mia casa è un racconto
Poesie, suoni, parole, racconti, letture.....


mercoledì 9 agosto 2017

8 Agosto 2017 - SUGGESTIONI

Resta il fatto che il significato di una storia di vita è[..] sempre affidato alla biografia, ossia al racconto di un altro.
[A. Cavarero]


Il pubblico
                   ....sembra di essere una grande famiglia...

        ...conosco quasi tutti, mi sento bene qui seduta ad ascoltare tra persone che sento in amicizia... 

                                                        ...ma questa è la storia di...sì, è lui!...
                                                        ...e questo chi l'è?...Tu dici?...però...hai ragione l'è lui!!!...

                                    ...è come essere a "veglia" attorno al fuoco quando ero bambino...

I commenti sono appena sussurrati, quasi con il timore di disturbare.
Voci che si inseguono e si confrontano nel cercare di capire chi sia il protagonista della storia narrata, il cui nome sarà pronunciato solo al termine della lettura. C'è grande coinvolgimento ed energia tra le persone che affollano l'area dell'Arena Hesperia in questa calda sera di agosto. Le ferie sono iniziate, in molti sono partiti, in molti sono restati. La presentazione del libro MËẐA CÁPA AD LAVURADUR...e poco più. Memorie di lavoro di cittadini meldolesi”  è una buona occasione per stare insieme.
C'è un folto pubblico, ma con la sensazione di trovarsi in famiglia: la gioia di rivedere persone che non si incontrano più da molto tempo o di trovare visi che mai si sarebbe creduto di rivedere, proprio come una grande famiglia che si ritrova per un'occasione speciale.
E in effetti è così.
Mentre la luna compie il suo viaggio e occhieggia quanto avviene nell'Arena, le voci dei lettori danno nuova vita alle gesta dei protagonisti: Maria Antonietta Arzu, Ermen Bertaccini, Germano Carloni, Maria Iolanda Casadei, Giuseppe Cardinale, Antonia Collinelli, Mario Conficoni, Maria Grazia Conti, Miro Coveri, Silverio Medri, Glauco Mercuriali, Ruggero Milandri, don Mauro Petrini, Piero tassinari, Teresina Zuccherelli.
Ognuno si risveglia eroe, e come Ulisse alla corte dei Feaci si sente narrare, mentre orecchie attente e partecipi seguono la sua Storia.




















Memorie di lavoro
























Martedì 8 Agosto,  si è svolta, nella suggestiva cornice dell’ARENA HESPERIA, la narrazione delle memorie di lavoro del territorio meldolese; un patrimonio storico il cui valore va ben oltre i confini locali. La storia del lavoro e delle sue conquiste è infatti  parte integrante della storia sociale e civile del Paese e rappresenta un percorso di civiltà del quale i lavoratori sono stati promotori, spesso  inconsapevoli, di rilevanti processi di crescita sociale.Racconti capaci di trasmettere la parte nascosta della nostra storia, narrazioni che descrivono la fatica,  la tenacia e i sacrifici necessari per raggiungere quei traguardi oltre i quali la vita dei testimoni, poteva diventare dignitosa, vivibile e , perché no, agiata.  “Un progetto, quello di PAROLEFATTEAMANO (accolto con grande favore  dall’ amministrazione comunale , appassionatamente supportato da soci e simpatizzanti)  che, diventando espressione della cultura immateriale del territorio meldolese,  ridisegna e tutela “paesaggi culturali che rischierebbero di perdersi nella smemoratezza collettiva.