martedì 26 dicembre 2023

LA VITA DELLE COSE

 Loretta Buda

partire dalle cose, le quali nella loro compostezza, nel loro silenzio docile, ci hanno dimostrato che le dimore autobiografiche vanno, innanzitutto arredate con le loro presenze.

Comporre una vita” F. Bateson

Durante il primo incontro con Astrid ed Ermes siamo capitombolati nell’infanzia, in quello successivo, il ritorno all’adolescenza è risultato meno dirompente, questo grazie alle particolarità anagrafiche che caratterizzano i partecipanti al gruppo. Per alcuni l’adolescenza è un’età che si colloca in un trapassato prossimo, per Camilla, ad esempio, appartiene all’altro ieri; io, la più anziana del gruppo, invece mi sono accomodata nel tempo imperfetto: un tempo narrativo per antonomasia. 

Per l’occasione, come richiesto dai conduttori, abbiamo portato un oggetto collegato alla nostra adolescenza. Oggetti che erano stati relegati in cassetti o appoggiati sulle mensole più alte delle nostre scaffalature; cose che, a nostra insaputa, assistevano rispettose, al trascorrere del tempo e alle trasformazioni che lo stesso ci imponeva.

Le cose entrando in dialogo, hanno acceso, nel gruppo, un cicaleccio vivace e divertente. Ognuno di noi, descrivendo la sua “cosa”, passava anche il filo della narrazione. Un filo che si spezzava e si ricongiungeva; quando la gugliata veniva riallacciata si arricchiva di aneddoti e/o spezzoni di vita. Forse, fra battimani e sguardi sorpresi, il discorso non risultava sempre “filato”, ma le nostre storie, immerse in un coro di risate, prendevano vivacemente forma.

Sebbene lo sapessimo, abbiamo avuto conferma che gli oggetti parlano di noi, hanno una storia che può essere raccolta e raccontata, una storia che si lega alla nostra, e che documenta il nostro essere stati al mondo e nel mondo. Ora che le abbiamo interpellate per la prima volta, dovremmo imparare ad ascoltare la loro voce, valorizzarle e rispettarle in quanto rappresentano frammenti di vita che, compostamente, arredano le nostre dimore autobiografiche. Concludo con una precisazione che raccolgo da Remo Bodei, il quale nel libro “La vita delle cose”1 distingue tra cose e oggetti. “Le cose sono ciò verso cui si opera un investimento affettivo, gli oggetti/merci rappresentano ciò che si contrappone ai soggetti.”

Le “cose” di Bodei hanno una valenza affettiva, mentre gli oggetti rimangono semplici valori d’uso e di scambio. Io appartengo a quella generazione che durante l’infanzia non conosceva la parola consumismo; gli oggetti diventavano subito “cose”, conservate con cura e l’usura o la rottura delle stesse veniva sempre riparata. Oggi si parla di “Kintsugi” cioè la capacità di riparare gli oggetti con l’oro, un tempo l’accomodare, il rimediare, l’aggiustare, era prerogativa di tutti: maschi e femmine. Le femmine intervenivano sui manufatti (cucito e tricottaggio), i maschi sugli attrezzi/ utensili. I vecchi di una volta l’oro lo avevano in bocca e nelle mani; preziosa era la determinazione a trovare soluzioni e a impratichirsi per riparare “ogni cosa”. Preziosi erano anche i loro silenzi, considerati una rassicurante e rispettosa vigilanza sulla pericolosità di uno sproloquiare superficiale e inconsistente. Non trovando una conclusione adeguata chiudo con la poesia di J. L. Borges: Le cose.


Le cose

Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da giuoco e gli scacchi,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d’una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un’aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno più in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati
.


1 Remo Bodei, La vita delle cose, LATERZA

lunedì 25 dicembre 2023

GATTEO, MEMORIE DI UNA COMUNITA'

 Loretta Buda



Gatteo, memorie di una comunità è un progetto che nasce dalla volontà di recuperare, continuare e approfondire l’esperienza di IL PAESE RITROVATO; un intervento culturale che negli anni 2004 - 2005 ha favorito esperienze costruttive, coinvolgendo l’intero territorio di comunale in una ricerca sulla storia del paese a partire dalle memorie individuali. Al riguardo abbiamo inaugurato un nuovo percorso che si affiancherà al tracciato preesistente. Una nuova percorrenza che non si limiterà alla ricerca di fonti orali e scritte ma che sarà arricchita da fotografie e filmati d’epoca; immagini che avvaloreranno la storia delle nostre radici ridefinendo il centro di gravità del nostro vivere il paese e il mondo.

Ci muoveremo, in questo nuovo scenario, supportati dalle associazioni, PAROLEFATTEAMANO e SGUARDI IN CAMERA. La prima promuove e sostiene la cultura autobiografica e biografica, con particolare attenzione alla scrittura, la seconda, raccoglie e cura “memorie fotografiche”. Ogni fotografia infatti “ci dice” la vita che si dispiega intorno a noi, ma nel suo narrare racconta anche di ognuno di noi. Insieme ai biografi volontari cercheremo di ritrovare e ricucire le tracce di chi ha operato e vissuto in altri tempi, intrecciando segni e ricordi territoriali con racconti, testimonianze e fotografie. Narrazioni di vita che, il paese, nella sua apparente smemoratezza custodisce nel silenzio dei luoghi e nella riservatezza degli abitanti anziani. Nella piena consapevolezza che ci muoveremo in un ambito di “cura” prima di intraprendere l’avventura formativa in compagnia dei testimoni ci siamo affidati a Ermes Fuzzi e Astrid Valeck formatori della suddetta associazione PAROLEFATTEAMANO. Grazie a loro, a Silvia Savorelli e Giuseppe Pazzaglia, abbiamo riaperto quella “stanza” che vent’anni fa, accolse i testimoni, i biografi, le famiglie, gli alunni, e le alunne; stanza, intesa come spazio fisico e mentale, che nel tempo ha mantenuto una denominazione precisa: “IL PAESE RITROVATO”.




lunedì 13 novembre 2023

ANDATA E RITORNO: Meldola-Gatteo

 di Loretta Buda

12 Novembre 2023

Nella quieta domestica di questa domenica novembrina, riprendo in mano il libro di Astrid Valeck. Una pubblicazione che, di luogo in luogo, si è inserita anche nella gradevole e accogliente cornice della biblioteca Ceccarelli di Gatteo.
Mercoledì sera entrando nella saletta vedo, tra i partecipanti abituali, una figura a me nota, ma sconosciuta agli altri; la signora è seduta in disparte segue con attenzione le parole di Astrid, ascolta la lettura della sua testimonianza senza battere ciglio e con espressione risoluta. Eva Marie Søndenaa è la protagonista della storia con la quale Astrid esordisce nella serata; un racconto che apre la serie di storie di vita che l’autrice presenta: narrazioni che hanno trovato compiutezza e senso nel libro: “Memorie di vita e di migrazione femminile”.
Ho sempre pensato, (non sono l’unica a farlo, al riguardo esiste una copiosa letteratura) che le storie creano legami, addomesticano rendendo il biografo e il testimone persone uniche.
Mi concedo una digressione con Saint-Exupèry ... unica... era anche la rosa del “piccolo principe” . Solo dopo aver incontrato la volpe il piccolo principe comprende perché la rosa per lui sia unica: «... lei che ho ascoltato lamentarsi, vantarsi, o persino ogni tanto stare zitta. Il piccolo principe le offre il tempo dell’ “ascolto e della cura”.
Anche fra il biografo e il testimone c’è il dono di un tempo dedicato alla parola e all’ascolto.
Sono parole di “carne e di sangue” perché attraverso la risolutezza delle persone di esporsi, di ricordare una sofferenza patita, di descrivere una gioia esultata o semplicemente di rammentare scampoli di una quotidianità, le parole attribuiscono valore alla storia e alla vita di chi ricorda.
Ogni vita merita un romanzo, scrive Erving Polster, infatti ogni esistenza, nel dispiegarsi dei ricordi, ritrova giustificazione al suo bisogno di stare “al mondo” con semplicità e unicità.
Stralcio una frase nella testimonianza di Eva che conferma quanto ho tentato di spiegare in queste poche righe.
Dicono che ho un carattere difficile. Che è complicato parlare con me.
È che mi piace pensare con la mia testa. Non voglio imposizioni sterili.
Ho una mia originalità e tante passioni. Sono sempre impegnata.
La maggior parte della mia vita l’ho passata qui a Meldola. Nel tempo sono riuscita a conciliare gli opposti e a sentirmi a casa. Qui ho i miei figli e le loro famiglie, il mio cane e i miei gatti, i miei fiori, i miei uccelli, i miei amici che vengono da lontano e da vicino, i miei francobolli.
La mia vita è mia. È piena e mi piace viverla.”

L’espressione: “ho una mia originalità”, conferma, a chiare lettere, quello che ogni testimone percepisce quando riascolta o rilegge la propria storia; ognuno poi troverà la forma espressiva che gli sarà più congeniale.
C’è anche chi, come Maria ad Fiòur, una testimone, de “Il paese ritrovato”, che semplicemente disse: “Sono stata bene, mi è piaciuto ricordare.”
In un tempo in cui i legami forti sono inattuali sapere che Eva, la romagnola imperfetta, “scende” da Meldola e approda a Gatteo per rimanere vicina a Ermes e Astrid mi “fa dire” che solo il tempo donato riesce a creare amicizia e comunità.





lunedì 6 novembre 2023

Gatteo, memorie di una comunità

 Vent’anni fa, settembre 2003, Ermes e Astrid erano ospiti a Gatteo e spettatori agli eventi di restituzione de “Il paese ritrovato”; domenica scorsa, vent’anni dopo, erano presenti come formatori di un nuovo progetto.

Il tempo passa, il mondo gira” declamava Sergio Diotti, io sono felice di verificare che nonostante il tempo trascorra irrimediabilmente e il mondo giri instancabilmente, noi siamo ancora insieme in una collaborazione vivificante e appassionante.

GATTEO, MEMORIE DI UNA COMUNITÀ- è un progetto che nasce dalla volontà di continuare e approfondire l’esperienza de “ IL PAESE RITROVATO”; un evento culturale che, dal 2003 al 2006 ha conseguito significativi risultati coinvolgendo le scuole e l’intero territorio di Gatteo in una ricerca sulla storia del paese a partire dalle memorie individuali di testimoni diretti. Anche in questa edizione l’obiettivo prioritario della progettazione è quello di riqualificare e valorizzare il territorio, l’ambiente, la storia, la tradizione locale come una possibilità di rafforzare una consapevolezza identitaria; identità da condividere con le altre e tra le altre presenti nella realtà sociale. Se l’esperienza precedente è confluita in una narrazione corale in questa edizione il progetto prevede di arricchire la ricerca con la raccolta di fotografie e filmati di famiglia; le fonti visive, accanto alle narrazioni, accresceranno visibilità e vitalità alle identità narrative territoriali e contribuiranno a rafforzare un’idea di appartenenza personalizzata e comunitaria.

Il progetto, promosso dall’assessorato alla cultura di Gatteo, è curato dall’Associazione Sguardi in camera e si avvale, appunto del supporto e della consulenza scientifica, dell’associazione “PAROLEFATTEAMANO". Insieme cercheremo di rispondere alla domanda: “nell’epoca dei “non-luoghi tornerà il paese a “farsi luogo”? Riuscirci sarà la nostra sfida.

Loretta Buda









giovedì 2 novembre 2023

Gatteo incontra Astrid Valeck e la nostra ricerca "Memorie di vita e di migrazione al femminile"

Di luogo in luogo, di cornice in cornice, il libro: “MEMORIE DI VITA E DI MIGRAZIONE FEMMINILE” prosegue la sua itineranza. La prossima presentazione si svolgerà a Gatteo, presso la biblioteca comunale "G. Ceccarelli" mercoledì 8\11\2023  alle ore 21.00

Il volume è frutto delle ricerche biografiche condotte da Astrid Valeck per l'APS parolefattemano. L'associazione, già molto conosciuta localmente, è punto di riferimento per la promozione della cultura autobiografica e delle biografie territoriali.

"Memorie di vita e di migrazione al femminile" è un libro dedicato alle donne, alla città di Meldola e alla migrazione al femminile. Una delle cifre di questo testo è nella pluralità che narra, capace di fare dismettere etichette e stereotipi spesso attribuiti alle donne migranti, effetto ottenuto anche mediante la scelta originale di tenere insieme storie di emigrazione e di immigrazione da e verso l’Italia. Le storie che compongono il libro mostrano infatti delle donne che, pur dovendo affrontare difficoltà e fragilità prima e dopo la migrazione, non vestono mai i panni della vittima. Al contrario mostrano una forte resistenza e una notevole capacita di reinventarsi. Il libro narra di vicende comuni composte di coraggio, viaggi, incontri, scoperte che offrono sorprendenti visuali sulla grande Storia. Un’operazione di reciprocità pedagogica che dona un valore aggiunto all’idea di femminilità.




domenica 22 ottobre 2023

RACCONTARE COMUNITA'

L'esperienza della nostra Mnemoteca e delle nostre ricerche biografiche ha trovato spazio di narrazione al seminario "UNA COMUNITA' SOLIDALE. Memorie, racconti, azione sociale" sabato 21 ottobre 2023 a Nonantola.

Ermes Fuzzi, presidente di parolefattemano e docente LUA, ha presentato l'importante azione sociale che compie la nostra associazione sul territorio romagnolo per la promozione della cultura autobiografica e le ricerche biografiche territoriali. Ampio spazio ha avuto il gruppo dei Biografi Volontari (reporter della memoria sociale) e la stretta collaborazione con l'Amministrazione Comunale.




Ne abbiamo approfittato per una visita al Monastero e per conoscere la preziosa storia dei Giusti di Nonantola e dei ragazzi di Villa Emma.
Per approfondimenti invitiamo a collegarsi al link qui sotto

Il Monastero di Nonantola

interno del Monastero

la cripta








domenica 6 agosto 2023

Il lavoro raccontato dalle donne

al link è disponibile una breve documentazione video della serata del 3 agosto 2023
le foto sono di Giuliano Guerra e Silverio Medri

https://youtu.be/g_Jf5LJekEw

Quest'anno le testimonianze raccolte dall'Associazione parolefatteamano di Meldola sono state tutte al femminile. Protagoniste della serata del 3 agosto, in una Arena al solito molto partecipata, sono state Cinzia Graziani, titolare di “Alimentari Greppi”; Ermen Bertaccini, proprietaria di “Ermen moda mare” con sede a Gatteo; e Maria Grazia Conti che ha fatto nascere l’az. “La Casaccia”. Tre meldolesi, tre imprenditrici che con la loro forza e capacità hanno dato vita a imprese commerciali e artigianali, non solo a Meldola. Grazie a queste ulteriori testimonianze si è ampliata la ricerca avviata dall’associazione parolefatteamano undici anni fa. Raccontare di lavoro è stata l’occasione per raccontare anche la vita e di come essa si intrecci con gli eventi storici, sociali, familiari. La parola “lavoro” si è legata così, indissolubilmente, alle singole identità, al senso di appartenenza, all'espressione di sé, alla passione. Storie comuni, ordinarie potremmo definirle, eppure uniche e straordinarie per i valori che esprimono e la forza interiore che le tre narratrici hanno dimostrato.

Il lavoro svolto dal gruppo di Biografi Volontari di parolefatteamano sta nel prendersi cura di queste storie nella consapevolezza che esse diventano patrimonio comune da custodire e restituire pubblicamente trovando in tal modo riconoscimento e valorizzazione. Con l’azione dei Biografi Volontari ogni narrazione orale diventa racconto scritto corredato da foto e documenti che difficilmente potrebbero essere conosciuti da un pubblico più vasto di quello strettamente familiare. 
L’associazione, che da tanti anni è conosciuta per le sue attività, opera per la promozione della cultura autobiografica e biografica e, tra le tante iniziative, organizza laboratori di scrittura, corsi di formazione e ricerche biografiche territoriali. Le memorie raccolte dai Biografi Volontari sono custodite presso la Mnemoteca “Loris Venturi-Corrado Ghetti” nella biblioteca comunale “F. Torricelli” di Meldola. La Mnemoteca è uno spazio aperto a chi desideri lasciare in dono la propria storia di vita alla collettività. 
L'iniziativa del 3 agosto, all'interno della rassegna comunale Arena sotto le stelle, si è svolta col patrocinio del Comune di Meldola e la collaborazione della Biblioteca comunale “Francesco Torricelli”. 
Hanno dato voce alle storie le Biografe Laura Borghesi, Paola Borghesi e Stefania Severi; hanno aperto la serata il Sindaco Roberto Cavallucci e l'assessore alla Cultura Michele Drudi e Ermes Fuzzi, presidente dell’associazione parolefatteamano.

sabato 29 luglio 2023

ANDAR PER STORIE ...A MELDOLA 2023

Giovedì 3 agosto 2023 alle ore 21.00
Arena Hesperia, Meldola


Ermen Bertaccini, Maria Grazia Conti e Cinzia Graziani: quest'anno le storie raccolte dall'Associazione parolefatteamano di Meldola sono tutte al femminile. Tre meldolesi, tre imprenditrici che con la loro forza e capacità hanno dato vita a imprese commerciali e artigianali. 

“Ogni racconto” spiega Ermes Fuzzi presidente dell'associazione “rievoca passaggi epocali che ognuno ha saputo definire in relazione alla professione svolta e al proprio percorso professionale. Grazie a queste storie si amplia la ricerca avviata undici anni fa. Nelle storie narrate dalle tre narratrici la parola 'lavoro' si lega indissolubilmente alle singole identità, al senso di appartenenza, all'espressione di sé, alla passione, alla ricerca di condizioni di vita migliori. Ogni narrazione orale diventa racconto scritto corredato da foto e documenti che difficilmente potrebbero essere conosciuti da un pubblico più vasto di quello strettamente familiare. Il lavoro svolto dal gruppo di Biografi dell'Associazione “parolefattemano” sta nel prendersi cura di queste storie nella consapevolezza che esse diventano patrimonio comune da custodire, restituire pubblicamente trovando in tal modo riconoscimento e valorizzazione”.

L'iniziativa, all'interno della rassegna comunale Arena sotto le stelle, si svolge col patrocinio del Comune di Meldola e la collaborazione della Biblioteca comunale “Francesco Torricelli”. Daranno voce alle storie le Biografe Laura Borghesi, Paola Borghesi e Stefania Severi; sarà presente il Sindaco Roberto Cavallucci e l'assessore alla Cultura Michele Drudi. Coordina Ermes Fuzzi.


lunedì 19 giugno 2023

UN PRANZO D'AUTRICE PER PAROLEFATTEAMANO

Pranzo d’autrice

Loretta Buda

    Vorrei chiedere ai commensali e alle commensali che ieri hanno condiviso il pranzo sociale organizzato da Parolefatteamano, quanti di loro abbiano ricordato il fastoso convivio de “Il pranzo di Babette”, dove la squisitezza del cibo e la dovizia delle portate scosse, a fine 800, gli animi di contratti puritani. Personalmente, mentre le portate si susseguivano sorprendenti, abbondanti e gustosissime, rivedevo le scene del film. Tornata a casa ancora con il gusto della panna cotta che si assemblava al sapore della frutta ho cercato il libro Pranzi d’autore”, di Oretta Bongarzoni.
    La pubblicazione, una recente riedizione di MINIMUMFAX, non è un prontuario di ricette; i piatti descritti sono stati recuperati dentro i grandi classici della letteratura, una ricerca precisa e appassionata nella cultura letteraria alla scoperta di piatti “che fanno da “contorno” a grandi libri e grandi personaggi.” Dall’introduzione trascrivo una citazione di J. Conrad:
<<La buona cucina è un agente morale. Per buona cucina intendo la coscienziosa preparazione del semplice cibo della vita quotidiana». Esiste, nelle ricette, soprattutto in quelle di una volta, un modo impreciso di fornire le dosi, riassunto nella formula quanto basta. Sale, quanto basta. Olio, quanto basta. Farina, quanto basta; e via discorrendo. (...) Quanto basta è insomma il punto d'incontro e di equilibrio fra l'azzardo e il limite; la capacità di trovarlo è la qualità richiesta a chi cucina, e in esso c'è probabilmente anche il segreto della cucina come linguaggio e come forma di cultura.>>
Tornando al titolo del libro posso affermare che ieri , da Graziella, abbiamo partecipato ad un pranzo “d’autrice”, purtroppo non siamo riusciti a fermarci al “q.b.” (quanto basta); abbiamo trasceso ogni limite apprezzando e gustando ciascuna pietanza a conferma che la buona cucina è un agente morale e che il nostro essere insieme aveva uno scopo unico e inequivocabile: quello di accrescere la felicità di trovarci vicini in una gioiosa e generosa convivialità.
Un assaggio del libro....
“A un capo del tavolo troneggiava un’oca grassa e dorata e dall’altro, sopra un letto di prezzemolo un enorme prosciutto libero di cotenna e debitamente cosparso di pane grattugiato con accanto un bel tocco di manzo arrosto alle spezie.”1

1 Oretta Bangorzoni ,Pranzi d’autore, Minimum Fax

giovedì 5 gennaio 2023

Racconti di Natale

Le Feste sono quasi terminate, ma noi continuiamo a ricevere racconti nati nel laboratorio di scrittura autobiografica "Aspettando le feste" che si è tenuto qui a Meldola lo scorso 3 dicembre 2022.
E' sempre una gioia aprire la mail e trovarvi nuovi doni. Questo è di Claudia Conti

Sono nata nel 1941.
Ho passato l’infanzia tra guerra e malattie che hanno fatto tanti morti, compresi i miei nonni paterni.
Ho ricordi paurosi degli allarmi per i bombardamenti aerei e di tante ma tante donne vestite di nero da capo a piedi per un tempo infinito. 
Ricordo anche il babbo avvolto nella sua “capparella” nera che usciva di notte per rientrare solo al mattino. Era un partigiano e la sua vita è stata sempre in pericolo.
La guerra è finalmente finita e la vita è ripresa come si è potuto. Ero piccolina e non ho ricordi di alcuna festa di Natale.
Nel 1949, quando avevo 8 anni, abbiamo lasciato Fratta Terme e ci siamo trasferiti a Forlì.

Poveri eravamo e poveri abbiamo iniziato una nuova vita.
Io sono stata messa nel collegio Buon Pastore per frequentare la terza elementare. Tornavo a casa la domenica e quindi ho passato a casa anche il Natale con tutta la mia famiglia. Tutte queste novità e trambusti sono rimasti impressi anche grazie alla coincidenza “Natale”. 
La casa era bella e quasi nuova, sempre in campagna, aveva anche un piccolo pollaio, la stia dei conigli, la capanna ed il pozzo. Però il gabinetto era all’esterno in comune per tutti. Il pozzo ancora faceva da frigorifero, la stufa era il riscaldamento. In famiglia erano cinque e cioè babbo, mamma, due fratelloni ed io. Nel 1951 è arrivata l’ultima sorellina e qui ci siamo fermati.

Il primo Natale che ricordo, è in questa nuova casa.

La vigilia, in cucina la stufa spandeva un gran caldo e, dopo cena, il babbo prima di andare al circolo per la partita, metteva il “prete” (lo scaldaletto) nei letti per renderli caldi e gradevoli. Io e mamma rimanevamo sole. Ricordo la mamma al tagliere con un bel grembiule con disegni romagnoli, il fazzoletto che copriva tutti i suoi capelli neri, che preparava e “cumpens” per i cappelletti. Sulla stufa c'era una bella pentolona dove bollivano le carni per il brodo e ricordo un profumo grandioso e appetitoso. Io dovevo stare attenta al primo bollore perché con una ramina dovevo togliere la schiuma dal brodo. La mamma tirava una sfoglia grandissima, la copriva con un telo ed appena asciutta ne faceva dei quadretti perfetti che riempiva e con una incredibile abilità li chiudeva a cappelletto.
Per me era una festa. Con le mie piccole mani ne facevo tanti anch’io ma ne mangiavo anche tanti crudi. Prima di finire tagliava dei quadretti più grandi e (per burla) invece del solito ripieno, riempiva i cappelletti con una mandorla con il guscio, che sarebbero capitati (vedi caso) nei piatti degli uomini.
Non avevamo il panettone ma la mamma finito i cappelletti preparava il ciambellone versando il tutto in un tegame tondo di alluminio con in mezzo una tazzona e via dentro il forno della stufa. 
Non c’era l’attesa di Babbo Natale, non c’era il presepe, non c’erano le lucine ma tutto questo era comunque il segnale di una festa in arrivo. A questo punto iniziavo a ciondolare per il sonno ma c’era un’altra cosa da fare. Nella cucina era entrata la “mastella” e la mamma mi faceva il bagno prima che rientrassero gli uomini. Tutti dovevano fare il bagno. La mamma mi asciuga energicamente, mi spolvera di un profumatissimo borotalco Roberts, mi mette i panni caldissimi appesi sulla stufa e via, di corsa a letto che trovavo caldissimo. Mi addormentavo subito in quelle lenzuola calde e fresche di bucato. 
Come dicevo, non c’erano addobbi natalizi né regali sotto l’albero (non c’era neanche l’albero) ma tutti questi profumi e sapori e l’attesa di un giorno di festa con tutta la famiglia ancora oggi mi fanno battere il cuore. 
Il mattino di Natale, la mamma mi svegliava presto per andare a messa con gli altri del vicolo. Indossavo gli abiti “buoni” magari (a volte) anche un fiocco nei capelli. Intanto che la mamma mi prepara, sento la voce del babbo, ancora a letto, che dice: ”mo’ an da vet, babina, l’è fred, mo’ stat in te let”. L’anticlericale nulla poteva su questo volere della mamma. 
A mezzogiorno si pranzava nella stanza cosiddetta da pranzo ove c’era il tavolo a tiro che ci consentiva di mangiare comodi. La mamma metteva la tovaglia bianca, da lei ricamata (il pezzo più bello del corredo), poi i piatti del servizio “buono” salvati dai bombardamenti perché inseriti dentro un baule seppellito nel campo vicino a casa. 
Grande festa ai cappelletti che la mamma mette nei piatti con il loro brodo stellato. Mangio, ma guardo curiosa la mamma che mi fa l’occhiolino ed aspetto che qualcuno trovi il “cappellettone” con la mandorla per farmi una bella risata per lo scherzo riuscito! Chissà se era proprio una sorpresa o solo un po’ di commedia per farmi divertire!!! 
Quel Natale è stato certamente piacevole, i miei fratelli si sono fermati a giocare con me (cosa rara perché andavano sempre a lavorare e non avevano mai tempo per i “snament”); il babbo ha governato bene la stufa tanto che la mamma aveva le guance rosse accaldate ed un bel viso sorridente (forse aiutata dall’albana usata per fare la “gagina” con il ciambellone). 
Con il tempo anche il mio Natale si è riempito di addobbi, luci e regali ma la gioia di quel Natale è un ricordo incancellabile.