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giovedì 28 maggio 2020

AUTOBIOGRAFIA...E DIDATTICA A DISTANZA

In questo tempo di chiusura delle scuole la classe 4^A della scuola Primaria “R. Follereau” dell' I.C. N° 8 “Camelia Matatia*” di Forlì si è dedicata alla scrittura attraverso la redazione di un giornalino**. Questo giornalino esce con regolarità, ogni settimana, dal mese di marzo 2020.
Nel corso dei mesi, attraverso le sue pagine sono stati affrontati tantissimi argomenti impegnando gli alunni e, coinvolgendo, un po' per volta anche tanti adulti.
Siamo ormai prossimi alla chiusura dell'anno scolastico e questa esperienza anomala di scuola “da lontano” chiede un bilancio.
La scrittura autobiografica si rivela un buon tramite anche a distanza e in questo presente tecnologico le sollecitazioni corrono attraverso wathsapp. I genitori si mettono all'opera e i loro contributi arrivano alla redazione dei giovanissimi alunni con la loro pluralità di sguardi.
Scrivo solo oggi di questa straordinaria esperienza con i miei alunni che è stata capace di tessere relazioni e vicinanza seppure nella distanza, con l'intenzione di fare un viaggio a ritroso e di raccontarvi come è nato e quale spazio ha avuto la scrittura di sé per questi alunni, per i loro familiari e per gli insegnanti.
Per oggi vi lascio con la scrittura di un papà dedicata alla scuola e apparsa sul n°8/maggio 2020 del giornalino.
Astrid Valeck

Sarà capitato anche a voi!
La distanza da quella che consideravamo normalità, mi ha dato il tempo, la voglia ed a volte la necessità di ripensare alla “mia” scuola.
Difficile non essersi trovati costretti a recuperare qualche nozione delle elementari per “aiutare” i nostri figli, e con loro sono riaffiorati anche tanti ricordi.
Nei primi giorni, come mi capita spesso, rispolverando i ricordi della scuola, i pensieri erano tutti positivi, spensierati e rassicuranti...
Credo che il passato venga sempre ovattato, quando lo si ripercorre, e le cose belle sono le prime a tornare a galla...
Poi, per colpa del calcolo dell’area, delle operazioni con la virgola e le ricerche fatte con l’enciclopedia, i parallelismi con la mia scuola e quella di oggi sono stati obbligati.
Non mi soffermo sul cambiamento della tecnologia che ha trasformato l’enciclopedia in  Wikipedia, le telefonate a casa, con risposta dei genitori, in una videochiamata di gruppo, ma sulla differenza di contesto.
Eravamo molto più autonomi, perché eravamo figli di genitori con la terza media, che consideravano la possibilità di andare a scuola il successo dei loro sacrifici!
Eravamo “obbligati” a studiare, impegnarci e crescere per dimostrare a loro il nostro riconoscimento. Sì é vero, non sono nato nel ‘800 e nemmeno cresciuto in una baracca, ma quel senso di responsabilità me lo ricordo.
Mi ricordo l’impegno nel fare i compiti e la soddisfazione nel vedere le buone valutazioni, ma ancor più soddisfazione era vedere la faccia dei miei genitori nel leggerle.
Mi ricordo quante volte mi sono sentito dire che quello era il mio lavoro, e che non potevo giocare o svagarmi prima di averlo finito.
A scuola c’era più distacco con gli insegnanti, un rapporto di rispetto e paura, loro erano i nostri giudici e non si dava confidenza a chi dettava il nostro futuro, sì perché le estati erano segnate da quella pagella che a giugno decideva l’estate che avrei passato.
Oggi come genitore forse non sono in grado di esser giusto con le mie figlie, abbastanza severo nel rispetto delle regole e sicuramente sono più permissivo del dovuto, ma come si dice: quello del genitore è un lavoro difficile!
________________________________________
*Dirigente Scolastico Maria Teresa Luongo
** attività realizzata in Didattica a Distanza (DaD) su piattaforma Gsuite.

mercoledì 7 giugno 2017

MOSTRA DI IMMAGINI E PAROLE

L’associazione di promozione sociale “parfolefatteamano” inaugurerà mercoledì 14 giugno 2017, alle ore 18.15, presso i locali della biblioteca comunale F.Torricelli di Meldola, la mostra di immagini e parole “L’anima dei luoghi, i luoghi dell’anima …alla ricerca del genius loci”, assaggi prodotti durante il seminario che si è tenuto a Meldola nei giorni 1 e 2 aprile 2017.
Due giornate dedicate alla scrittura autobiografica scaturita dalle suggestioni del paesaggio e dagli input suggeriti dai conduttori del seminario Astrid Valeck ed Ermes Fuzzi, esperti in scrittura autobiografica e fondatori del gruppo “Biografi volontari”. Due giornate che hanno condotto i partecipanti ad un viaggio interiore guidati e trasportati da emozioni, sensazioni, ricordi, scaturiti durante tranquille passeggiate per Meldola in simbiosi con scorci, angoli, viottoli , paesaggi, profumi.
La mostra, che rimarrà in esposizione fino al 15 luglio, ci guiderà attraverso piccoli “passi di scrittura”, gentilmente concessi dai partecipanti al seminario, nel cammino del racconto, nei vissuti, nelle storie, nell’interiorità dei partecipanti al seminario che si sono lasciati condurre e trasportare per scrivere di sé.
Un piccolo momento di libertà in cui ricavare uno spazio per pensare, ricordare, riflettere, lasciarsi trasportare, uno spazio da dedicare, finalmente, a se stessi.
In occasione dell’inaugurazione della mostra introdotta da Loretta Buda, con il patrocinio del Comune di Meldola e dell’AUSL Romagna e alla presenza dell’Assessora alla Cultura Cristina Bacchi, verrà distribuita ai partecipanti del seminario una antologia dei lavori prodotti.
L’A.P.S. “parolefatteamano” nasce nel giugno del 2012 con la finalità di raccogliere e valorizzare la memoria della gente comune. Si occupa prevalentemente di autobiografia e memoria locale, sostenendo e accompagnando coloro che intendono lasciare traccia di sé.
Oltre ad organizzare seminari di scrittura autobiografica, l’associazione organizza corsi rivolti a chi desidera sperimentare la scrittura di sé e della propria storia di vita, formazioni per che desidera cimentarsi con la scrittura biografica al fine di implementare il gruppo di “biografi volontari”, incontri con l’autore.
Le raccolte di scrittura fino ad ora realizzate si trovano nella biblioteca comunale di Meldola e vanno a costituire la sezione della Mnemoteca, luogo nel quale depositare ricordi e storie di vita, luogo in cui, chiunque, grazie alle storie di altri, potrà ritrovare una parte di sé.
Stefania Severi









martedì 16 maggio 2017

RACCONTARSI - incontro di restituzione del laboratorio di scrittura autobiografica

Scuoto la mia memoria
Forse tra i suoi rami qualcosa
Addormentato da anni
Si leverà come un frullo.
[W. Szymborska]

L'11 maggio 2017 è stata una serata assai intensa ed emozionante durante la quale Astrid ed Ermes, insieme ai protagonisti autobiografi, hanno raccontato dell'ultimo laboratorio di scrittura autobiografica realizzato in collaborazione con La Rete Magica di Forlì ed hanno consegnato le antologie con gli scritti dei partecipanti.
Un laboratorio molto partecipato dove lo scambio intergenerazionale è stato fondamentale. Non sono molte, infatti, le occasioni di confronto profondo tra giovani che si affacciano alla vita e persone che hanno tanto vissuto. 
Per questo autunno sono in programma altri due laboratori: uno con inizio il 2 settembre 2017 e l'altro con inizio il 14 ottobre 2017. Per iscrizioni e informazioni contattare La Rete Magica Onlus ai seguenti numeri: 0543\033765, 320\4553980.

Alcune foto della serata











 


domenica 24 gennaio 2016

PER PASSARE "IL TESTIMONE"

Invito alla lettura a cura di Astrid Valeck

Astrid Valeck-Ermes Fuzzi, L'eredità di Natalia, Il Ponte Vecchio, Cesena, 2008
Romanzo per una pedagogia della memoria.
Ha ricevuto numerosi premi letterari

Scrivo queste righe su invito di una carissima amica, Loretta Buda e del libro che ha recensito pochi giorni orsono, perché le vicende della Flem, in parte, rispecchiano il mio sentire per le vicende storiche della mia famiglia. E perché anche io ho avvertito l'esigenza di dare forma a questo sentire attraverso la scrittura.
Alcuni anni fa, esattamente nel 2008, Ermes Fuzzi ed io abbiamo scritto un romanzo.
Una scrittura a quattro mani non è affare da poco, ma è una delle esperienze più entusiasmanti che io ricordi. Sia Ermes che io avevamo un retroterra da conoscere e da narrare, e da lasciare in dono ai nostri figli. Qualcosa che era apparso improvvisamente nelle nostre vite quando eravamo già grandi.
È una grande opportunità, per uno scrittore, poter raccontare -in prima persona-come è nato il romanzo che ha scritto e cosa lo ha guidato e supportato.
Oggi potrei farlo a ritroso, con la ricchezza di quanto è avvenuto in questi otto anni. Però so di avere da conto, in fitti quaderni e lettere, l'evoluzione di questa nascita.
È così che ho trovato una lettera che il 22 settembre 2007 spedii al circolo di scrittura autobiografica a distanza di Anghiari. Il romanzo sarebbe stato pubblicato solo alla fine di quell'anno, uscendo tra i titoli de Il Ponte Vecchio a gennaio 2008.
Una scrittura in corso d'opera, quasi una pagina di diario, per raccontare l'evoluzione di una narrazione che stava prendendo la forma di un romanzo.
È da quella lettera che prendo lo stralcio che qui accludo, per ricordare il passato da cui provengo e che fare memoria, nel giorno della memoria, e in qualsiasi giorno dell'anno, è un atto di testimonianza che aiuta tutti a non dimenticare, soprattutto quando i testimoni storici rimangono in pochi. La mia storia, la storia di Ermes, non è una storia vissuta in prima persona, ma noi siamo i testimoni dei testimoni e il nostro compito è quello di passare il testimone.
L'idea iniziale era quella di fare un film.
Volevo scrivere e realizzare un film (e arriverò, prima o poi, a farlo) e invece ho scritto un romanzo.
Un romanzo al posto di un film.
Come sarà mai che una sceneggiatura abbia così radicalmente cambiato forma, si fa presto a dirlo.
Mi sono persa, volutamente persa tra le pieghe dei personaggi e le evocazioni dei luoghi.
La mia mano voleva andare in una direzione, il mio pensiero interiore in un altra. E ho dovuto prestargli ascolto.
Ho raccontato ciò che i miei occhi interiori percepivano e traducevano in immagini.
Ho passato anni a riempirmi di letture fino a saturare ogni mia percezione, c'è stato spazio per ogni emozione, ogni dettaglio, ogni biografia, anche ogni fandonia. Il malessere e la sofferenza che ho provato erano il sintomo di un lavorio interiore che accostava paradossi e che entrava in conflitto con se stesso, perché il quadro “non tornava”. La cosiddetta quadratura del cerchio non era possibile.
La sensazione era quella di limarsi il cervello, ma le forma non potevano combaciare, restavano distinte e ogni volta che provavano ad avvicinarsi provocavano scintille.
Si dice che essere creativi significa trovare soluzioni nuove a problemi vecchi.
A certi silenzi ostinati, le fonti, la ricerca, gli studi dei differenti autori possono solo fornire un'idea sfocata. Scrivere questo romanzo è la risposta creativa ad un grande vuoto “pieno”. Rappresenta un modo per cambiare punto di osservazione e saper cogliere la ricchezza che si nasconde dietro certi silenzi e dentro spazi che si presume siano vuoti, ma in realtà non lo sono ed è proprio focalizzando l'attenzione su di essi che il quadro si illumina e può essere visto.
A distanza di tempo, mentre leggevo un libro ho trovato questa citazione che sintetizza bene il mio pensiero: “A un certo stadio del processo creativo l'opera, che si tratti di un quadro o di una poesia o di una teoria scientifica, assume una vita propria e trasmette le proprie esigenze al suo creatore. Essa si separa da lui e fa appello al materiale che giace nel suo subcosciente. Il creatore deve quindi sapere quando è il caso di smettere di imprimere una direzione al proprio lavoro e lasciarsi invece guidare da lui. Egli deve in breve sapere quando è probabile, che la sua opera sia più saggia di lui”. (Chiedo scusa, ma non ho tenuto nota dell'autore e del libro).
La mia non è stata una scrittura organizzata sin da subito, anzi è vero il contrario. Le pagine scaturivano dalla penna sulla scia di una spinta interiore che mi pareva sconclusionata. Tante immagini diverse ed emozionalmente intense.
Pagine scaturite, spesso, con estrema fatica, quasi che ciò che avevo da raccontare premesse per uscire, ma nel contempo non potesse farlo. Normalmente, rimossi ostacoli che si rivelavano leggeri come un velo ma all'apparenza pesanti come un muro, le parole correvano fluide e inarrestabili sulla carta.
Ci sono ancora delle pagine che vorrebbero esprimere più di quanto dicono, ma non riesco a colmare quei vuoti. Forse più avanti, o forse resterà così.
Ho fatto un lavoro disumano di ricostruzione e liberazione interiore, e una ricerca storica puntuale.
Abbiamo espresso questo cammino (mio e di Ermes) attraverso una modalità comunicabile anche ad altri -ecco il perché della forma del romanzo- affinché questo frammento di memoria che non appartiene solo a me (a noi) ma presumo alle generazioni a venire, diventi un po' meno memoria individuale e un po' più memoria collettiva.
La “lezione” che ho trovato e che mi è stata lasciata desidererei divulgarla quanto più possibile – da qui l'idea iniziale di scrivere una sceneggiatura per il cinema; le storie raccontate attraverso le immagini sono fruite da un numero elevato di persone, incontrano più persone della parola scritta – ma anche un romanzo, scritto con un linguaggio semplice (quasi narrato sottovoce) , costruito come un poliziesco, con un intreccio sorprendente, magari letto ad alta voce, con descrizioni che aiutano ad evocare immagini e denso di dialoghi dovrebbe, a mio avviso, stuzzicare a pensare, a interrogarsi, a conoscere.”


sabato 9 gennaio 2016

RACCONTARSI: IL LABORATORIO DI SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA CON LA RETE MAGICA

Abbiamo terminato il laboratorio di scrittura autobiografica presso "La Rete Magica", l'associazione forlivese che si occupa dei malati di Alzheimer e Parkinson e dei loro familiari.
L'ultimo giorno, i partecipanti sono stati coinvolti nelle riprese per un filmato allo scopo di raccogliere le loro impressioni e sensazioni al termine del percorso di scrittura. Dopo un lavoro appassionante il montaggio video è completo.
Prossimamente sarà presentato a tutti i soci.
Vi terremo aggiornati!!