domenica 18 settembre 2016

MEMORIE DI LAVORO, Astrid Valeck ed Ermen Bertaccini

Chiudono questa breve rassegna Astrid ed Ermenegilda
Dall'introduzione di Astrid Valeck
[..]Nata e cresciuta in varie zone della Romagna Ermen ha vissuto tutta la vita “in bottega”. A Meldola per aiutare sua mamma nella merceria e a Gatteo mare dove ha dato vita al negozio di abbigliamento che porta il suo nome e che lei ha dedicato all'alta moda femminile. Tante le persone famose e i professionisti che si sono rivolte ai suoi consigli di modista, vestendosi esclusivamente con gli abiti che lei sceglieva appositamente per loro, nelle varie gallerie di moda e atelier. Il principio base che l'ha guidata nel lavoro è stato quello della cura del cliente, tanto che le persone tornavano a servirsi da lei, anno dopo anno. Un altro principio è stato quello del fare il “passo adeguato alla gamba”, preventivando con attenzione meticolosa acquisti e pagamenti, in modo da non avere debiti e non dover richiedere prestiti. Ha dovuto iniziare con le sue sole forze e l'ostracismo della famiglia, ma poco per volta è andata sempre crescendo. Il lavoro è stata costante e guida della sua vita. Finita la stagione al mare Ermen, anziché andare in ferie come la maggior parte dei professionisti stagionali suoi colleghi, rientrava a Meldola ad aiutare la madre nella bottega di famiglia[..]

Brano tratto dalla narrazione di Ermen Bertaccini
"UNO STRALCIO DELLA MIA VITA"

Mia mamma aprì una merceria a Meldola nel 1956. All'epoca io andavo ancora a scuola a Forlì, facevo le superiori e nel pomeriggio, per aiutare mia mamma, ne approfittavo per fare la spesa per il negozio. Ho preso il diploma di computisteria e volevo iscrivermi a Ragioneria, ma non ho continuato a studiare perché già lavoravo con lei.
Leggo tante biografie che narrano di gioventù passate nelle passeggiate o con le amiche: io quelle cose non le ho vissute. Non ho vissuto la gioventù per tanti motivi, tra cui vicissitudini familiari.
A 24 anni ho deciso di aprire un negozio al mare, a Gatteo mare per la precisione. In casa mia mi hanno detto: “Vuoi farlo?! Arrangiati!”. Non so perché ho scelto questo tipo di lavoro e il mare, forse è stato il desiderio di evadere. La mia vita a Meldola, infatti, era sempre sotto l'ala di qualcuno. Non staccavo mai. Lavoro-casa, casa-lavoro. Al mare ero solo io. Questa evasione, anche se mi condizionava, mi realizzava. Lavoravo tantissimo, dal mattino alla notte, ma ero felice.

Gli inizi della mia professione a Gatteo mare
In principio sono andata a lavorare con una signora che abitava vicino all'Istituto dove sono nata e che aveva assistito mia mamma durante la gestazione. [poi] ho cercato un affitto per provare da sola. Mi ha aiutata un certo Sergio che aveva una macelleria, là al mare. Presi il negozio sul lungomare perché dovevano costruire un porticciolo e aprire un ponte e questo avrebbe consentito una zona di transito. Nello stesso periodo una mia amica di Igea marina mise su un negozio di accessori barche. Ci doveva essere un accordo tra Milano e il comune di Gatteo: Milano costruiva il porticciolo e dopo 50 anni questo sarebbe divenuto proprietà del Comune di Gatteo. Ma Gatteo non accettò e anziché un porticciolo con un ponte, fu costruito un ponticello. Ho sempre pensato che Gatteo si meritasse una bella costruzione come il ponte dei Sospiri, non la bruttura che hanno fatto. Il turismo era iniziato negli anni '50, tutto era un po' agli inizi.
Come dicevo ho iniziato con poco, il negozio lo avevo in affitto, arredato un po' alla meglio. In seguito l'ho cambiato parecchie volte, fino ad acquistarlo ma non ho mai chiesto mutui o prestiti. Ho sempre avuto paura, ma questo credo abbia a che fare con gli eventi familiari e a come sono stata allevata. Non ho mai fatto il passo più lungo della gamba. Ho sempre fatto con quello che avevo, non ho mai chiesto neppure un fido. Dicevo sempre che i soldi che prendevo non erano i miei ma del negozio, perché l'anno dopo dovevo riaprire e fintanto che la stagione non era nel suo pieno non c'erano guadagni. A fine stagione, e cioè entro ottobre, dovevo fare gli ordini e ad aprile mi arrivavano i capi di abbigliamento della nuova collezione. Avevo le tratte da pagare: a 30, 60 o 90 giorni. Questo significava che già a maggio avevo le prime scadenze di pagamento e ancora la stagione era solo al suo inizio. Se non fossi stata accorta non avrei avuto di che pagare la merce. Sono sempre andata del mio passo e quello che guadagnavo lo reinvestivo. Certo ci sono stati periodi di crisi e periodi molto buoni.
Ho cominciato tenendo in negozio un po' di tutto, con lo spirito di casa, quello della merceria. Nel tempo mi sono specializzata in abbigliamento donna. Mi sono dedicata ai capi di abbigliamento un po' raffinati, non li teneva nessuno. Ho cominciato a frequentare Milano vende moda...Bologna fiere...e ad avere marche esclusive.

Una seicento bianco panna
Con i primi soldi guadagnati ho preso la patente e mi sono comprata un'auto: una seicento di color panna. Spesi ben 200.000 lire. Anche quella volta la risposta della mia famiglia fu che se volevo la macchina me la dovevo prendere da sola. La patente è stata una grande conquista. L'ho presa tardi. I primi tempi, infatti, per andare a lavorare a Gatteo prendevo la corriera. Tutti mi dicevano: “Non hai la patente?! Sei un'oca”.
La mia seicento l'ho poi venduta alla moglie di un signore che lavorava nella ditta che mi teneva la contabilità. Se l'è goduta così tanto! Ma quella seicento l'ho sempre nel cuore.


Ermen nel suo negozio di Gatteo mare


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