“Non è normale che sia normale”.
Si toccò la faccia.
«No,
questa è roba vecchia».
«Allora?».
«E
l'umiliazione».
«E
tu?».
«Faccio
quello che vuole lui».
(...)Fece una smorfia di disagio, diventò seria. Attaccò a parlare del marito con una sorta
di accettazione repulsiva. Non era ostilità, non era bisogno di rivalsa, non era
nemmeno disgusto, ma un tranquillo disprezzo, una disistima che investiva tutta
la persona
di Stefano come acqua infetta nella terra.
(...)
Certo, la spiegazione era semplice: avevamo visto i nostri padri picchiare le
nostre madri fin dall'infanzia. Eravamo cresciute pensando che un estraneo non ci doveva
nemmeno sfiorare, ma che il genitore, il fidanzato e il marito potevano prenderci a schiaffi quando volevano, per amore, per educarci, per
rieducarci. Di conseguenza, poiché
Stefano non era l'odioso Marcello ma il giovane a cui lei aveva detto di
volere moltissimo bene, colui che aveva sposato e con il quale aveva deciso di
vivere per sempre, ecco che si accollava fino
in fondo la responsabilità della propria scelta. Eppure non tutto quadrava. Ai
miei occhi Lila era Lila, non una
qualsiasi femmina del rione. Le nostre madri, dopo uno schiaffo del marito, non assumevano quella sua espressione di
calmo disprezzo. Si disperavano, piangevano, affrontavano il loro uomo a brutto muso, lo criticavano alle spalle,
eppure, chi più chi meno, seguitavano a stimarlo (mia madre, per
esempio, ammirava senza mezzi termini il levantinismo trafficone di mio
padre). Lila invece esibiva un'acquiescenza senza rispetto.
«Io sto a mio agio con
Antonio, anche se non gli voglio bene».
Elena Ferrante,
Storia del nuovo cognome, Edizioni E/O
Pag. 52-53
La violenza sulle donne sta
diventando una vera piaga sociale , non riporto qui i dati che i giornali già
diffondono con meticolosa e necessaria
attenzione , mi soffermo solo sullo slogan che contraddistingue la campagna 2018 contro femminicidi e violenze sulle donne voluta da Camera dei Deputati, insieme a Mara
Carfagna: “Non è normale che sia normale”.
La letteratura ( in questo caso con Elena Ferrante) mi viene in soccorso
prestandomi parole che non voglio e, forse, non so
trovare. La mia riflessione diverrebbe il contenitore di un “dire” già detto e
ribadito: pensieri indignati , entusiastici
, risentiti che si disgregano di fronte ad
una realtà nella quale si continua a perpetrare violenze , aggressioni e omicidi . Le donne non si toccano neanche con un fiore,
sentivo dire da piccola, un’espressione che si convertiva anche in “le donne non si picchiano
neanche con un fiore.
Si sapeva che, in caso di pericolo/calamità, i primi ad essere salvati sarebbero stati le
donne e i bambini e noi femmine sorridevamo compiaciute godendo del privilegio
che ci veniva riservato.
“Le donne non
si toccano neanche con un fiore” ammonivo scherzosamente il bambino che affrontava
a malo modo una compagna in classe. Oggi, io
e "quel bambino" , lui un giovane uomo ed io una donna anziana, ricordiamo
ancora che le donne non si toccano neanche con un fiore ma abbiamo
scoperto che si possono massacrare, si bruciare, si lapidare, sfigurare e picchiare.
Loretta Buda
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