domenica 30 ottobre 2016

A SEM PRI MURT!

A sem pri murt!”
Siamo per i morti

Siamo per i morti; le giornate scivolano lente come i grani del rosario fra le dita delle donne. Novembre che si consuma nel grigio della campagna nebbiosa, nell’uniformità delle sue ore: monotone come interminabili litanie. Novembre con le sue corone di rosario, lunghissime noiose, sfinenti.

Ave Maria, gratia plena Dominus tecum. Io sono lì, nella cucina buia della nonna; il lume a petrolio è stato abbassato, nel focolare le braci sono state attizzate.
Benedictus fructus ventris tui. C’è qualcuno nella zona più buia della cucina che recita il rosario. E’ la nonna che, con i suoi vestiti neri, viene assorbita dall’ombra cupa dell’angolo del tagliere. Gli uomini non ci sono. Forse c’è il nonno. Infatti, è seduto sulla panca sotto la finestra che dà sui campi. Lui è mite e vecchio, guarda il buio e prega.
Pater noster, qui es in caelis. Io sono qui per caso, non abito qui e non ho una collocazione precisa. Mio cugino Riccardo tamburella con le dita sul legno del tavolo, la zia Lea gli passa accanto e, nello spazio fra un Sancta Maria, Mater Dei e l’immediato ora pro nobis peccatoribus, riesce ad allungargli uno scappellotto e a dirgli:- Arspond.
La zia Anna è seccata, importunata dal rumore alza il tono della voce declamando:- Glória Patri et Fílio. Le spose si adattano con diverso coinvolgimento a questa pratica devozionale.
La zia Anna che è più devota si dedica alla preghiera con anima fluttuante e corpo immobile; la zia Lea, che pia non è, mal sopporta quella penombra densa e quella penitenza serale, prega distraendosi con il rammendo. Anche sua figlia Isora si badalocca con qualcosa; non vedo cosa tiene in mano, ogni tanto risponde alle preghiere.
Io cosa faccio? Sono seduta vicino al tavolo con le gambette composte, la schiena eretta e ben appoggiata alla spalliera della sedia .Ogni tanto un piede mi sfugge dal piolo-prima l’uno poi l’altro- e ogni volta li ricolloco cercando di non fare rumore. Io sono andata all’asilo dalle suore ed ho imparato come si sta fermi durante la recita del Santo Rosario; non sono come loro che non sanno rimanere composti. Io rispondo alle preghiere con devozione e serietà tenendo in mano la coroncina del rosario che l’Isora mi ha prestato.Mi ha rassicurata dicendo che a lei non serve perchè e grande. Non sono proprio convinta, ma le credo. Anche la sua mamma , la zia Lea, che è più grande della zia Anna, non tiene la corona in mano. Controllo sempre più spesso, senza farmi vedere, quanto manca all’appendice della corona. Per fortuna siamo alla fine: sono annoiata, ma non oso neppure pensarlo!
Dal buio dell’angolo un tramestio richiama la mia attenzione, è la nonna che si alza per recitare le litanie. Gira la sedia e, tenendola inclinata, appoggia un ginocchio sulla seduta impagliata. Prima delle litanie c’è la Salve Regina :-Salve, Regina, Mater Misericordiae, la nonna si interrompe- Ginoin- e riprende….vita, dulcedo, et spes nostra, salve. Ha richiamato il nonno che è rimasto seduto sulla panca con lo sguardo sconfitto dal buio. Si alza un po’ stordito e partecipa ad alta voce. Quello delle litanie è un momento dilettevole, però non posso dirlo a nessuno, le suore ripetono sempre che, quando si prega, bisogna pensare solo a Gesù……..senza svagarsi! Io invece, mi diverto immaginando cosa vorrà dire eleison. Comincio con Kyrie eleison e, senza privarmi di nessuna implorazione, arrivo a Virgo predicanda., Janua coeli...e, un po’ alla volta, un ora pro nobis dopo l’altro, scivolo fino alla fine del rosario. Veramente non è finita, ci sono anche tutte le invocazioni per i defunti.
A sem pri murt!”Appunto, siamo per i morti, quindi c’è anche quella fila interminabile di requiem. Eterno riposo per tutti: per lei, per lui, per loro, per tutti i parenti, per i vicini di casa e per le anime purganti che non vengono pregate perché dimenticate.
A sem pri murt, si dovrà pur pregare per i morti che hanno attraversato sospiranti e gementi questa valle di lacrime? La nonna l’ha detto così bene nella Salve Regina:- A Te suspiramus, gementes, et flentes in hac lacrymarum valle. E’ brava la nonna, prega in latino per i morti di tutti. Non è andata a scuola, parla solo il dialetto e conosce solo due parole in italiano: Montevecchi Adele . Però il latino lo “dice” bene e, pur non sapendo né leggere e né scrivere, recita sempre le preghiere sfogliando un libro scritto tutto in latino. Non ha imparato a scrivere, ma a cosa le sarebbe servito? Se dovesse firmare, cosa alquanto improbabile, potrebbe sempre tracciare una croce, anche quella le verrebbe bene. La disegnerebbe con attenzione e devozione …. sulla croce è morto Gesù .
Loretta Buda


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