Una
volta che andai in pensione dal 1° gennaio 1994 mio marito, che
lavorava alle poste ed era da 4 anni in pensione, mi disse: “Bene
faremo proprio i
pensionati”.
Però
subito io, che ero abituata ad avere una giornata molto piena con
l’ufficio, mi trovai un poco disorientata anche perché mio marito
aveva preso possesso della cucina e non me la cedette più perché
piaceva a lui cucinare. Ero disorientata, mi mancava spazio e
impegno [..] Mi decisi a fare
una cosa che per me era come riconseguire un diploma: prendere la
patente di guida nell'anno 1998, avevo 61 anni. Avevo necessità di andare a trovare
e assistere i miei genitori anziani e a Meldola, alla Casaccia, mi
resi conto di quanto era difficile col motorino. Nella lunga salita
delle Tombe non ce la faceva e io dovevo pedalare e poi d’inverno
faceva molto freddo. D’altronde, avendo lavorato per una vita a due
passi da casa, non avevo mai sentito l’esigenza di prendere la
patente e avere un auto. Andai allora all’ “Autoscuola Benito”
e, mentre chiedevo quali documenti servissero, mi venivano chieste
informazioni su mia figlia o mio figlio. Io dissi: “Ma
cosa c’entrano i figli ? C’è un equivoco, la patente è per me”.
“Per Lei?! Ma alla sua età!?”. “Si, perché? Ci son tante
signore che prendono la patente e la voglio prendere anch’io”.
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