lunedì 2 maggio 2016

IN PUNTA DI PENNA. Letture e scrittori a Meldola con Duccio Demetrio

Così come l’acqua è l’unica sostanza che può presentarsi nei tre diversi stati della materia, liquido, solido(ghiaccio) e gassoso(vapore acqueo) e ci sono i passaggi di stato, fusione/solidificazione, evaporazione/condensazione anche il nostro essere può presentarsi in diversi stati: il pensiero, l’oralità e la scrittura e forse altri. Ed anche qui ci sono passaggi di stato, molto interessanti e curiosi. L’immaginazione alberga nella nostra realtà virtuale e si concretizza nei nostri pensieri. Sono lampi, veloci come le nuvole nel cielo e come le nuvole cambiano velocemente, disegnano forme e visioni sempre diverse. Cambiano in continuazione. E’ il loro essere naturale. Il pensiero è un atto creativo labile, passeggero, che fatica a sedimentare e, soprattutto, cambia facilmente in breve tempo. E’ effimero, volatile, fatica a consolidare, a mettere radici. 

Va richiamato spesso e nel riviverlo come ricordo è già un po’ cambiato. Nel pensiero il ricordo agisce impietosamente e modi fica, con il tempo, tutto. Scava come un minatore per far crollare, un poco alla volta, la realtà depositata nella nostra memoria. Con la scrittura è diverso. Il pensiero, con un passaggio di stato, entra nella realtà sensoriale. Il pensiero, attraverso la mano, l’occhio, diviene segno, scrittura. Con ciò realizziamo una realtà nuova: fisica e immutabile. Il ricordo si cristallizza, non può più cambiare. Diviene qualcosa d’altro anche per noi che, continuando a “rimuginare” il ricordo, ne produciamo dei nuovi in continuazione. E a volte facciamo fatica a riconoscerci in lui. A riconoscere noi stessi. Questo perché, senza accorgercene, siamo diventati altro. La scrittura cristallizza il tempo, come una foto. Stana il tempo. Lo svela, lo scopre. La scrittura innesca il tic tac del tempo e storicizza. Cioè diviene storia. Con la scrittura c’è un prima, un durante e un dopo. Non c’è più bisogno della memoria celebrale. C’è un nuovo supporto. Il file è salvato e non più modificabile. Può essere letta da altri e da se stessi, più e più volte, e ogni volta può essere un po’ diversa, può creare nuove visioni e immaginazioni. Ma ora c’è un punto fermo. Un luogo stabile a cui tornare, dove tutto è immobile ma vitale, un luogo senza tempo che produce tempo e realtà. Un punto dove ritrovare un noi stessi, a volte già perso nell’oceano dell’oblio. Uno dei tanti noi stessi. E ricomincia il giro, il cerchio, la danza del divenire della vita.
[Maris Senzani Pezzi]

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