io galleggiavo nel soffio
quando il tempo mio
scalciava
per cominciare.
La mamma era una forte nave
in cui navigavo addormentata
carica del mio nome e della contrada
e di un sogno terrestre.
La mamma era mia casa allora
una tana, un guscio, un’enorme noce
di latte. Una patria in cui stavo
rannicchiata. Silenziosa
in alto raccoglimento
per quel grido, quel pianto
quando la camera esplode
per una voce che prima non c’era
e adesso è la mia.
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