DOMENICA DELLE
PALME 2020
Loretta Buda
Quando, un mese fa presentai la poesia “9 marzo 2020”, mai avrei immaginato
che l’epidemia di allora si sarebbe trasformata in pandemia. In quei giorni
c’era un pericolo strisciante che chiedeva prudenza e attenzione; atteggiamenti che per essere compresi e interiorizzati necessitavano i norme e regole precise. Il virus però è riuscito a superare ogni
steccato normativo sconfinando da un continente all'altro.
Oggi
5 Aprile, nonostante le severe misure di restrizione alla libertà di movimento,
ci troviamo con gli ospedali strapieni e le chiese vuote, le piazze deserte e i
parchi chiusi, gli obitori stracolmi e i cimiteri interdetti, le strade senza auto,
gli aeroporti senza viaggiatori …
L’elenco potrebbe continuare, ma preferisco fermarmi.
Oggi, domenica delle palme, la primavera con i suoi profumi e i suoi colori esubera
però noi possiamo ammirarla solo dalla finestra nella quale si ritaglia un
cielo dall'azzurro sconfinato.
Questo preambolo per dire ….
che oggi, in questa domenica di sole, mi manca “quel trascurabile momento di
felicità” che sbocciava, ogni anno durante il rito della benedizione delle palme.
Ho recuperato una riflessione scritta anni fa, a
commento del vangelo di Giovanni
rileggendola mi sono pacificata con le turbolenze emotive di questi giorni,
La propongo con profondo senso di umiltà e rispetto per chi non si riconoscerà nella
mia proposta.
Gesù
entra a Gerusalemme, un ingresso a dorso d’asino, un’umile cavalcatura che lo
esibisce come il pacifico re dei semplici. Per lui, i semplici, hanno strappato
i rami delle palme, hanno disteso lungo la strada i loro mantelli e lo
festeggiano inneggiando al Figlio di Davide. Gli anziani sono nel palazzo
dominati da propositi di morte.
Preparate vasi ai
davanzali,
stendete da balcone a balcone
ghirlande di glicine e magnolie:
o gente, affacciatevi alle porte,
torno ora dai campi e il corpo
è un fascio solo di profumi.
(…)David M.
Turoldo
Gesù
procede muto e triste in mezzo alla folla, conosce l’inaffidabilità delle masse
acclamanti: la piazza non ha radici. Tutto è predisposto perché la Volontà del
Padre si compia. I trent’anni di vita familiare sono trascorsi, i tre di vita
pubblica hanno avuto luogo. Gesù guarda la folla indistinta pensa alla sua
vita: alla quotidianità domestica, all’odore dei trucioli, al sapore del pesce,
alla stanchezza della strada; il suo pensiero svaga dalla pianura, alla
montagna, ripercorre le strade di un cammino vissuto.
«E’ bella la terra che
tu hai dato all’uomo(…)
Io non sono di questo
mondo
Eppure non potevo se non
teneramente amarla […]
Padre mio, mi sono
affezionato alla terra
quanto non avrei creduto.
E’ bella e terribile la
terra […]Luzi
Il
coronamento di una vita sta per avere luogo, trenta e tre anni per permettere
all’albero della croce di prepararsi in durezza. Di anno in anno, nelle paludi
i canneti si sono rinnovati, tante canne sono spuntate, ora qualcuno sta
scegliendo lo scettro della derisione. Nella macchia i rovi si contendono
l’intreccio per la corona. La cena finirà presto. Tutti
si alzeranno in fretta con ancora in bocca il gusto del Pane; entreranno con
lui nell’ oscurità del giardino: il commiato è in atto.
Sono
stasera insieme a voi per dire:
io
sono fratello di ogni peggio
che
sta in un uomo, dentro di me e in ognuno,
da
fratello gemello.
Amo
chi d'improvviso si vergogna
butta
le mani in faccia
e cosi sconta.Erri
De Luca
Anche
Giuda è pronto, a labbra serrate trattiene il bacio della consegna. Lacerando
il silenzio della notte dell’orto, il gallo canterà non una ma tre volte.
Perfino
gli olivi piangevano
quella
Notte, e le pietre
erano
più pallide e immobili,
l'aria
tremava tra ramo e ramo
quella
Notte. David Maria Turoldo
Il cielo
si sta preparando, la luna in gramaglie affonda nell’oscurità. Anche Gesù è
pronto ma in quella notte flagellata dal vento, dice: «Padre, se è possibile...
».
Tu sei dovunque;
ma dovunque non ti
trova.
Ci sono luoghi in cui
tu sembri assente
e allora geme perché
si sente deserto e abbandonato […]Luzi
E lui stesso teme ciò che dall’eternità sapeva,
dall'eternità attendeva il compimento, ed ora lo riconsiderava sotto la cupa volta del cielo. Neppure Pilato
riposa; ma ormai tutti, uomini e donne, sono stati convocati, gli attrezzi sono
pronti, la piazza si dispone all’evento, le donne sono prossime al pianto.
Maria da tre giorni
piangeva.
Piangeva, piangeva.
Come nessuna donna ha mai pianto.
Nessuna donna.
Ecco cosa aveva reso a sua madre. . Peguy
“Una spada ti trafiggerà l’anima”, lei lo sapeva e da sempre temeva questo tempo di
spavento. Lo avevano accolto, il figlio, in un tempo di immense promesse, ora
lei è sola in questo tempo concluso.
Era
scaduto
il
tempo, divorato dallo sputo
che
cancellava il figlio conosciuto.(A.Nove)
Ora Gesù ha davanti a sé la salita. E’ difficile
tenersi in quel cammino, si vacilla, si cade; smisurata è l’offesa del mondo,
pro-vocante e irrinunciabile la volontà del Padre- La via dolorosa si snoda su una montagna scoscesa,
Lui barcolla, vacilla, cade tre volte. La creazione ha sospeso il suo respiro, la luce screpola
in un cielo stordito con gli angeli esitanti. La
folla gli fa ala e rumoreggia.
Camminava sull'acqua, riempiva le reti,
i pescatori lasciavano il mestiere per seguirlo.
A una festa di nozze mancò il vino e provvide,
acqua in vasi di pietra si girava in vino. (Erri De Luca)
L’uomo di Cirene lo solleva dal legno: così
vogliono. Deve sbiadire lassù, sulla croce, pallido di freddo deve
percorrere il suo martirio fino alla cima.
Padre
vengo
ora a te, comprendimi, nella mia debolezza.
Mi
afferrano, mi alzano alla croce piantata sulla collina,
ahi, Padre, mi inchiodano le mani e
i piedi.
Qui termina veramente il cammino.
Il buio
arriva improvviso e fragoroso. Un cielo in caduta accoglie il suo grido:-Dio
mio, Dio mio…. Dopo l’affanno, un respiro arreso, reclina il capo e vede la
madre.
Madre, prima che taccia
la sera madre abbracciami. .(A. Nove)
La grande
tempesta ora è alle sue spalle, e a poco a poco la notte si riempie di
silenzio, non c’è più posto per le parole; il dolore si raddensa in speranza,
la pietà si avvolge in dolcezza. Essi assicurano il sepolcro con la pietra.
Ora,
c’è
una stella nel taglio
orizzontale
che unisce
l’ombra
alla sua ombra
e
la porta è un uovo
di
luna, luce bianca
che
canta
il
libro delle ali. Gianluca Chierici