AUTUNNI
di Loretta
Buda
Sono
sulla collinetta di Montalbano, una collina dai lineamenti insoluti e
scorticati; di fronte ho una pianura slabbrata e infastidita dalle
costruzioni, in fondo il mare che si delinea in un segno lontano e
impercettibile.
Sono
partita dai campi di frumento, ho mosso i miei passi su un’aia, ho
sgambettato lungo una cavedagna insieme ai miei cugini.
La
casa in cui sono nata, in una mattina di fine ottobre, è ancora
laggiù,
grigia nella nebbia, severa e austera con il suo portico che si
propone con un’ombra scura. Mi piaceva sostare sotto il portico, me
ne stavo seduta lì, guardavo lontano mentre il nonno puliva “
attorno a casa” con la scarmigliata scopa di tamerice.
Il portico , mediazione fra il dentro e il fuori, mi attraeva e
ancora mi tenta. Sono partita di lì ma è come non mi fossi mai
mossa. Seduta in cima a questa collina, vicina alla pianura e poco
distante dal mare vedo i sentieri calpestati;scorgo i crocicchi e i
pilastrini devozionali, ad ogni cappellina una sosta, qualche
preghiera, mille esitazioni. Declino lo sguardo e vedo la mia vita
nelle sue tappe e nelle sue soste. Dipano i pensieri, li lascio
fluire e loro si svagano lungo il declivio.
Ricordo, mi rivedo e mi compiaccio. Mi giustifico per non essere
riuscita ad andare lontano come avrei voluto, ma sono soddisfatta di
essere arrivata qui, poco lontana da casa, più in alto di quella
quotidianità sembrava opprimermi. Sono trascorsi gli anni, i
decenni, ed ora li vedo, i miei anni, scivolare lungo il pendio:
sdrucciolano, rimbalzano, si procurano nuove ferite e fuggono veloci.
Come ho già detto, per inconsapevole inadempienza la mia vita non si
è mai dislocata, ma se oggi sono qui, in cima alla collina e se
riesco a rileggere, sotto un cielo confuso, il copione che
diligentemente ho rappresentato, posso riconoscere che, giorno, dopo
giorno, in un alternarsi di incertezze, di dubbi e timori ,sono
cambiata.
Dalla chiesa prospiciente un’offerta di campane mi scuote, lo
scampanio mi riporta in-via e mi
sostiene in attesa di giungere” al luogo che
è meta e vita realizzata”. Mi pensavo giovane, invece scopro di
essere invecchiata , ma, ancora sedotta dalla Primavera, mi concedo
all'Autunno con i suoi paesaggi velati, le nebbie tese sui giorni
passati e un velo bianco sul rosso che palpita e non si arrende.
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