In attesa di questa notte speciale due
inviti alla lettura a cura di Loretta Buda
"La notte della befana" in Emma Perodi, Le
novelle della nonna
Il
pomeriggio è tardo e stanco come si addice ad un generico pomeriggio
invernale. Fra poco accenderò la vecchia stufa di terracotta e
provvederò che si mantenga calda per tutta la notte. Prima di
coricami preparerò il latte in un tegamino e lo metterò sulla
stufa, così la Befana potrà ristorarsi bevendo il latte tiepido.
Sono certa che la “vecchia” verrà, i miei nipoti la aspettano e
hanno già preparto la calza; io non attendo regali, mi concedo, fin
da ora, il dono dell’attesa di una notte speciale. Sono felice di
riconoscermi, senza imbarazzo, in quella parte bambina che attende
il ritorno di
una notte antica, una notte di attesa che mi prepara al racconto. Quindi,
condivido un consiglio di lettura ripescato anche questo in una
memoria antica: in una pubblicazione Salani del 1933.
Ritroviamo
nuovamente la Befana in una raccolta di racconti di Anna Rosa
Balducci, Nonni
e re e anche un tre, Società Editrice Il Ponte Vecchio, Cesena, 2004
La sera della vigilia dell'Epifania, i bambini del vicinato giunsero a veglia al podere dei Marcucci con la loro calza in mano: alcuni allegri, altri con una faccia lunga come se qualcuno li avesse ben bene rimproverati. erano lì per sentire raccontare la storia dalla nonna "di casa". La storia de:
La
Calza della Befana.(...)Allorchè
la nonna se li vide tutti dintorno incominciò. Dovete sapere che
al tempo dei tempi abitava sopra una
vetta chiamata Monte Fattucchio, una
vecchia lunga lunga, con certe braccia
che parevano pertiche e una testa di
capelli bianchi tutti arruffati. Nessuno
aveva mai conosciuto da giovane codesta
donna, eppure in paese vi erano de'
vecchi di novanta e anche di cent'anni,
che si rammentavano di tutto quel che
era accaduto da un mezzo secolo in poi;
ma la Befana l'avevan sempre vista
vecchia, sempre vestita allo stesso modo, sempre
a lavorare una calza rossa, che non finiva
mai. Come campasse nessun lo sapeva, e
neppure di che famiglia ella fosse. Non
aveva parenti, e in casa non teneva altro
che un gattone nero e una gallina spennacchiata.
Tutti i giorni dell'anno, col solleone o
con la neve, partiva di casa all'alba e
andava nel bosco a far legna; la sera
tornava col fastello delle legna in testa
e con la calza in mano. Se le donne di
Monte Fattucchio le domandavano: Dite,
Befana, che ne fate di code ste legna
che vi caricate sulle spalle tutti i
giorni, indistintamente ?Lei
rispondeva :-Ne
faccio tizzi e cenere( ...)
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