martedì 5 gennaio 2016

LA NOTTE DELLA BEFANA

In attesa di questa notte speciale due
inviti alla lettura a cura di Loretta Buda

"La notte della befana" in Emma Perodi, Le novelle della nonna
Il pomeriggio è tardo e stanco come si addice ad un generico pomeriggio invernale. Fra poco accenderò la vecchia stufa di terracotta e provvederò che si mantenga calda per tutta la notte. Prima di coricami preparerò il latte in un tegamino e lo metterò sulla stufa, così la Befana potrà ristorarsi bevendo il latte tiepido. Sono certa che la “vecchia” verrà, i miei nipoti la aspettano e hanno già preparto la calza; io non attendo regali, mi concedo, fin da ora, il dono dell’attesa di una notte speciale. Sono felice di riconoscermi, senza imbarazzo, in quella parte bambina che attende il ritorno di una notte antica, una notte di attesa che mi prepara al racconto. Quindi, condivido un consiglio di lettura ripescato anche questo in una memoria antica: in una pubblicazione Salani del 1933.
Ritroviamo nuovamente la Befana in una raccolta di racconti di Anna Rosa Balducci, Nonni e re e anche un tre, Società Editrice Il Ponte Vecchio, Cesena, 2004

La sera della vigilia dell'Epifania, i bambini del vicinato giunsero a veglia al podere dei Marcucci con la loro calza in mano: alcuni allegri, altri con una faccia lunga come se qualcuno li avesse ben bene rimproverati. erano lì per sentire raccontare la storia dalla nonna "di casa". La storia de:
La Calza della Befana.(...)Allorchè la nonna se li vide tutti dintorno incominciò. Dovete sapere che al tempo dei tempi abitava sopra una vetta chiamata Monte Fattucchio, una vecchia lunga lunga, con certe braccia che parevano pertiche e una testa di capelli bianchi tutti arruffati. Nessuno aveva mai conosciuto da giovane codesta donna, eppure in paese vi erano de' vecchi di novanta e anche di cent'anni, che si rammentavano di tutto quel che era accaduto da un mezzo secolo in poi; ma la Befana l'avevan sempre vista vecchia, sempre vestita allo stesso modo, sempre a lavorare una calza rossa, che non finiva mai. Come campasse nessun lo sapeva, e neppure di che famiglia ella fosse. Non aveva parenti, e in casa non teneva altro che un gattone nero e una gallina spennacchiata. Tutti i giorni dell'anno, col solleone o con la neve, partiva di casa all'alba e andava nel bosco a far legna; la sera tornava col fastello delle legna in testa e con la calza in mano. Se le donne di Monte Fattucchio le domandavano: Dite, Befana, che ne fate di code ste legna che vi caricate sulle spalle tutti i giorni, indistintamente ?Lei rispondeva :-Ne faccio tizzi e cenere( ...) 











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