martedì 9 febbraio 2021

Dentro l'Istria. Diario 1945-1947:

 

Ancora pagine di diario; questa volta,    rinnovano la memoria della tragedia e delle sofferenze patite dagli italiani nella provincia di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate. Sono trascorsi quattordici giorni dalla commemorazione delle vittime dell’Olocausto e domani, 10 Febbraio Giorno del Ricordo    commemoriamo le vittime delle foibe , dell’esodo istriano e giuliano-dalmata.  Entrambi gli avvenimenti, generati da odio politico  e razziale, chiedono      di essere osservati con occhio critico, condannati  e ricordati .  Ogni commemorazione ha lo scopo di tenere vivo il  ricordo, e perché ciò avvenga non bisogna arrendersi a una sofferenza rancorosa , ma valorizzare la memoria delle vittime con testimonianze,  narrazioni e “azioni di pace” .

L’autore del diario,  Guido Miglia,  nato nel 1919 era originario di Pola e aveva lasciato la sua terra a seguito del trattato del '47. Giornalista e insegnante a Trieste, ha raccontato l'esodo in “Dentro l'Istria. Diario 1945-1947."

Miglia, spese la sua vita nello sforzo di conciliare la perdita con una possibile idea di salvaguardia della cultura, dell’identità e dell’unità istriane nell’ottica di un’«Europa più tollerante e più intelligente». (…) Strenuo difensore dell’anima e della cultura italiane in terra d’Istria, Miglia non disconobbe mai la pluralità di quelle terre, unendo in un’unica sofferenza gli esuli e i rimasti, vittime di una Storia che ha tolto agli uni e agli altri. [1]

«Io ritorno – scrisse – almeno da quindici anni, quasi ogni settimana nei miei luoghi, ma sempre riaffiora l’amaro che mi tormenterà fino alla morte: cammino per le mie strade, e mi sento un escluso, la casa dei miei padri è abitata forse da bosniaci, forse da montenegrini, ch’io non odio, ma vedo che anche loro sono degli estranei, che non possono impastarsi con la mia terra, con il mio mare. (…)».

 



[1]   Addio a Guido Miglia: raccontò la tragedia dell'Istria senza odio - Il Piccolo (gelocal.it)


Ho atteso questo dieci febbraio nella trepidazione della notte insonne, fuori il vento ha fischiato sinistro, un lampione tremava e gettava la sua povera luce fredda nella mia finestra vuota; poi con la grande valigia ho camminato sulle strade della mia città quando il cielo era ancora buio, gli alberi dei Giardini erano scossi dal vento. Lungo il Corso strettomi seguiva il vento, che veniva gelido dal mare, molti negozi erano senza vetrine, strappati anche i vetri e le saracinesche, come volti senza occhi, i portoni dei palazzi erano aperti, le imposte lasciate libere si aprivano e si chiudevano nelle case abbandonate, come tombe scoperchiate.

 

Un vecchio, prima di salire sulla nave, si inchinò fino a terra e la baciò, poi si
mise sulla poppa e io vidi la sua schiena che sussultava in un tremito convulso.
Guardai ancora una volta la splendida banchina della mia riva, l'Arena e il
palazzo dell'Ammiragliato, il ponte di Scoglio Olivi, le piccole case sulla mia
 collina, e scesi sotto coperta a fissare intontito la mia valigia. Questa è Pola.  


 



  

 


[1]   Addio a Guido Miglia: raccontò la tragedia dell'Istria senza odio - Il Piccolo (gelocal.it)

  



 


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