Ancora pagine di diario; questa volta, rinnovano la memoria della
tragedia e delle sofferenze patite dagli italiani nella provincia di Trieste,
in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate. Sono trascorsi quattordici giorni dalla commemorazione delle
vittime dell’Olocausto e domani, 10 Febbraio Giorno del Ricordo commemoriamo
le vittime delle foibe , dell’esodo istriano e giuliano-dalmata. Entrambi gli avvenimenti, generati
da odio politico e razziale, chiedono di essere osservati con occhio critico, condannati e ricordati .
Ogni commemorazione ha lo scopo di tenere vivo il ricordo, e perché ciò avvenga non bisogna
arrendersi a una sofferenza rancorosa , ma valorizzare la memoria delle vittime
con testimonianze, narrazioni e “azioni
di pace” .
L’autore del diario, Guido
Miglia, nato nel 1919 era originario di
Pola e aveva lasciato la sua terra a seguito del trattato del '47. Giornalista
e insegnante a Trieste, ha raccontato l'esodo in “Dentro l'Istria. Diario
1945-1947."
Miglia, spese la sua vita nello sforzo di conciliare la perdita con
una possibile idea di salvaguardia della cultura, dell’identità e dell’unità
istriane nell’ottica di un’«Europa più tollerante e più intelligente». (…) Strenuo
difensore dell’anima e della cultura italiane in terra d’Istria, Miglia non
disconobbe mai la pluralità di quelle terre, unendo in un’unica sofferenza gli
esuli e i rimasti, vittime di una Storia che ha tolto agli uni e agli altri. [1]
«Io ritorno – scrisse – almeno da quindici anni, quasi ogni
settimana nei miei luoghi, ma sempre riaffiora l’amaro che mi tormenterà fino
alla morte: cammino per le mie strade, e mi sento un escluso, la casa dei miei
padri è abitata forse da bosniaci, forse da montenegrini, ch’io non odio, ma
vedo che anche loro sono degli estranei, che non possono impastarsi con la mia
terra, con il mio mare. (…)».
Ho atteso questo dieci febbraio nella trepidazione della notte insonne, fuori il vento ha fischiato sinistro, un lampione tremava e gettava la sua povera luce fredda nella mia finestra vuota; poi con la grande valigia ho camminato sulle strade della mia città quando il cielo era ancora buio, gli alberi dei Giardini erano scossi dal vento. Lungo il Corso strettomi seguiva il vento, che veniva gelido dal mare, molti negozi erano senza vetrine, strappati anche i vetri e le saracinesche, come volti senza occhi, i portoni dei palazzi erano aperti, le imposte lasciate libere si aprivano e si chiudevano nelle case abbandonate, come tombe scoperchiate.
Un vecchio, prima di salire sulla nave, si inchinò fino a terra e la baciò, poi si
[1] Addio a Guido Miglia: raccontò la tragedia
dell'Istria senza odio - Il Piccolo (gelocal.it)
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