lunedì 9 marzo 2020

Adesso lo sappiamo quanto è triste stare lontani un metro.





 Adesso lo sappiamo quanto è triste  stare lontani un metro.


 Utilizzo, come titolo di questa brevissima annotazione gli ultimi versi della poesia di   Mariangela Gualtieri:
Nove marzo duemilaventi
Ieri, l’8 marzo, di un anno che sarà ricordato come l’anno del CORONA VIRUS, le mimose esibivano un giallo dimesso; festa delle donne si è svolta sottotono scalzata dall'urgenza dei comunicati stampa. Il presidente Conte con un nuovo comunicato, un’ora fa, ha annunciato alla Nazione la necessità di adottare norme più stringenti per fronteggiare il virus. Sono giorni difficili, confusi, stranianti che ci costringono a pesanti adattamenti; ora , come scrive A. Polito “il dovere civico di ognuno di noi è di dare una mano, di fare la sua parte, di accettare i sacrifici richiesti.”    In questi giorni strani e disagevoli, attraversati da legittime preoccupazioni,   faccio appello alla poesia  per condividere con tutti “ bellezza”  e parole confortanti.



Nove marzo duemilaventi
Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.

Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.

E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere -
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.

Adesso siamo a casa.
(...)

Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.

Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.

Guardare di più il cielo,
tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta
il pane. Guardare bene una faccia. Cantare
piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta
stringere con la mano un’altra mano
sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.
Un organismo solo. Tutta la specie
la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.

A quella stretta
di un palmo col palmo di qualcuno
a quel semplice atto che ci è interdetto ora -
noi torneremo con una comprensione dilatata.
Saremo qui, più attenti credo. Più delicata
la nostra mano starà dentro il fare della vita.
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.

 Mariangela Gualtieri 




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