Dal quotidiano di oggi .
(...) Le donne ucraine partoriscono nella pancia della terra, come Kateryna Suharokova nel bunker dell’ospedale di Mariupol. I bambini nascono e si ostineranno a farlo in qualunque condizione perché «la vita continua», come scrive Wislawa Szymborska, e «Dove non è rimasta pietra su pietra, / c’è un carretto di gelati». Ma come farla continuare, la vita, dipende da noi: è una nostra scelta.
La
memoria persa
Le
donne raramente hanno potuto scegliere. Nei manuali di storia del liceo chi ha
deciso, comandato, depredato e manovrato armi è stato, in schiacciante
maggioranza, uomo. Maschili i nomi rimasti, i monumenti dedicati. La memoria
delle donne violentate, uccise, spartite, e dei loro figli si è spesso persa
nello spazio bianco tra le righe. La Storia l’hanno fatta sempre sgobbando
nelle retrovie, nelle fabbriche, nelle case, nei lazzaretti, nelle infermerie
da campo, senza medaglie. È stato chiesto a noi di occuparci dei corpi e delle
storie degli altri, di riparare i danni, di crescere i bambini, di accompagnare
gli anziani, di curare i feriti, di portare il lutto, di stare sul crinale tra
la vita e la morte e suturare in silenzio.
Però il mondo ha bisogno di noi, come noi abbiamo bisogno del mondo. (...)
Silvia Avallone.
tps://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20220307/page/21
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