La grande fabbrica delle Parole
In un ascolto distratto seguo mia
nipote che ripassa il modo indicativo, del verbo “dire”. La Primavera mi invita
ad uscire almeno in giardino, ma devo presidiare la cucina perché tutti i
tempi, del modo indicativo, del verbo dire, vengano memorizzati in un tempo
tollerabile.
Assillata dalla raffica di…. “dissi, dicesti , hai detto, diremo
…” mi distraggo sfogliando il libro che
la bambina ha abbandonato sul tavolo classificandolo “da piccoli”. E’ un libro
che conosco molto bene perché l’ho letto molte volte in biblioteca nei
pomeriggi di lettura.
Si intitola ’ “La grande fabbrica
delle Parole”; è una favola moderna, che ci chiarisce, in maniera semplice e
piacevole, il valore che hanno le parole che “si dicono”. Il messaggio sotteso
precisa che una parte del significato
delle parole dipende dal modo in cui vengono pronunciate, dalla corrispondenza
fra sentimento, ragione e gesti che le
accompagnano.
Riporto quanto si legge sulla
quarta di copertina.
Al contrario Oscar, che è ricchissimo e spavaldo, ha deciso di far sapere alla bambina che un giorno la sposerà.”
In questo paese le persone non parlano quasi mai, ogni
parola ha un prezzo che varia in base al valore attribuito alle parole stesse, quelle
ritenute più importanti o difficili da dire costano di più.
Chi non ha soldi fruga nell’immondizia; a
volte le parole volteggiano nell’aria e allora “i bambini si
Il protagonista della storia, Phileas, è innamorato
della timida Cybelle ma non è abbastanza ricco per acquistare le parole
necessarie per dichiararle il suo amore. I due abitano in vie attigue e quando
si incontrano sorridono senza però scambiare parole. Un giorno arriva Oscar, l’antagonista
di Philèas, un ragazzo ricco che riesce a comperare tutte le parole d’amore e a offrirle a Cybelle.
“Deve
aver speso un patrimonio!” pensa Philéas.
Il
ragazzino è scoraggiato. sente di
essere in difficoltà, le tre parole che aveva catturato con il suo retino sono
troppo semplici e modeste; ma pensando all’amore che prova per Cybelle le
pronuncia e loro svolazzano leggere
verso la ragazzina.
Saranno queste parole, semplici e sentite a regalarci un bel finale, perché, come ogni fiaba che si si rispetti, anche questa storia ha il suo “lieto fine”.
Le
autrici si propongono con parole e immagini tenere e delicate. Parole e
immagini (queste ultime caratterizzate
dai toni del marrone e del rosso) viaggiano sospese tra il sogno e la poesia;
non dobbiamo dimenticare che la poesia spesso se ne sta nascosta in semplici parole come quelle
pronunciate da Philéas: ciliegia,
polvere, seggiola. Come scrive Renè Char “ la poesia è nella strada, nel
rigagnolo (…) È il canto della nostra ignoranza.
Concludo,
augurando a tutte e tutti, di poter scambiare, nella semplicità di ogni giorno,
parole preziose e di poterle, ben
presto integrare, con sorrisi, baci e
abbracci.
Loretta Buda
“La grande fabbrica delle Parole”
Età: dai 4 anni
Pagine: 40
Formato: 21x21cm
Anno: 2011
Editore: Terre di mezzo
Autore: Agnes de Lestrade
Illustratore: Valeria Docampo
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