sabato 10 aprile 2021

LA GRANDE FABBRICA DELLE PAROLE

 

La grande fabbrica delle Parole

  

 

                                                    

In un ascolto distratto seguo mia nipote che ripassa il modo indicativo, del verbo “dire”. La Primavera mi invita ad uscire almeno in giardino, ma devo presidiare la cucina perché tutti i tempi, del modo indicativo, del verbo dire, vengano memorizzati in un tempo tollerabile.   

Assillata dalla raffica di….  “dissi, dicesti , hai detto, diremo …”  mi distraggo sfogliando il libro che la bambina ha abbandonato sul tavolo classificandolo “da piccoli”. E’ un libro che conosco molto bene perché l’ho letto molte volte in biblioteca nei pomeriggi di lettura.

Si intitola ’ “La grande fabbrica delle Parole”; è una favola moderna, che ci chiarisce, in maniera semplice e piacevole, il valore che hanno le parole che “si dicono”. Il messaggio sotteso precisa che una parte del   significato delle parole dipende dal modo in cui vengono pronunciate, dalla corrispondenza fra sentimento, ragione e   gesti che le accompagnano.   

Riporto quanto si legge sulla quarta di copertina.

“C'è un paese dove le persone parlano poco. In questo strano paese, per poter pronunciare le parole bisogna comprarle e inghiottirle. Le parole più importanti, però, costano molto e non tutti possono permettersele.  Il piccolo Philéas è innamorato della dolce Cybelle e vorrebbe dirle "Ti amo", ma non ha abbastanza soldi nel salvadanaio.

 Al contrario Oscar, che è ricchissimo e spavaldo, ha deciso di far sapere alla bambina che un giorno la sposerà.”

 In questo paese    le persone non parlano quasi mai, ogni parola ha un prezzo che varia in base al valore attribuito alle parole stesse, quelle ritenute più importanti o difficili da dire costano di più.

  Chi non ha soldi fruga nell’immondizia; a volte le parole volteggiano nell’aria e allora “i bambini si precipitano fuori con i retini acchiappafarfalle. La sera a cena, sono fieri di poter dire qualcosa ai propri genitori”.

 Il protagonista della storia, Phileas, è innamorato della timida Cybelle ma non è abbastanza ricco per acquistare le parole necessarie per dichiararle il suo amore. I due abitano in vie attigue e quando si incontrano sorridono senza però scambiare parole. Un giorno arriva Oscar, l’antagonista di Philèas, un ragazzo ricco che riesce a comperare tutte le parole      d’amore e a offrirle  a Cybelle.

“Deve aver speso un patrimonio!” pensa Philéas.

Il ragazzino è scoraggiato.   sente di essere in difficoltà, le tre parole che aveva catturato con il suo retino sono troppo semplici e modeste; ma pensando all’amore che prova per Cybelle le pronuncia e loro    svolazzano leggere verso la ragazzina. 

Saranno queste parole, semplici e sentite a regalarci un bel finale, perché, come ogni fiaba che si si rispetti, anche questa storia ha il suo “lieto fine”.


Le autrici si propongono con parole e immagini tenere e delicate. Parole e immagini (queste ultime caratterizzate dai toni del marrone e del rosso) viaggiano sospese tra il sogno e la poesia; non dobbiamo dimenticare che la poesia spesso se ne sta nascosta in semplici parole come quelle pronunciate da Philéas: ciliegia, polvere, seggiola. Come scrive Renè Char “ la poesia è nella strada, nel rigagnolo (…) È il canto della nostra ignoranza.



Concludo, augurando a tutte e tutti, di poter scambiare, nella semplicità di ogni giorno, parole preziose e di poterle, ben presto integrare,   con sorrisi, baci e abbracci. 


                                                                         Loretta Buda


                                                                                                

https://youtu.be/JIBSsHovef8       Ascoltiamo  “La grande fabbrica delle parole” 





                                                                         “La grande fabbrica delle Parole”

Età: dai 4 anni

Pagine: 40

Formato: 21x21cm

 Anno: 2011

Editore: Terre di mezzo

Autore: Agnes de Lestrade

Illustratore: Valeria Docampo

 






















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