Ogni anno, il 27
Gennaio ci riconduce alla grande ferita che tormenta la nostra memoria collettiva; una giornata che
non può rimanere confinata al giorno della commemorazione ma che dovrebbe
declinarsi in una ciclicità estesa e
assumere una coralità capace di fare da cassa di risonanza per scongiurare i
pericoli insiti nelle varie forme di
intolleranze.
In
questa occasione evito la pubblicazione
di immagini perché, a mio avviso, la
molteplicità e la ripetitività delle fotografie che circolano in rete, rischiano di
ricondurre le immagini a fatti molto remoti e oblianti .
Mi affido, come
abitualmente faccio, alla poesia perché, come canta il Pascoli: “ Il
ricordo è poesia, e la poesia non è se non ricordo”.
“Vi racconto tutto questo
perché qui nella nostra isola
come altrove,
i gatti dimenticano,
gli uomini dimenticano,
e non occorre molto
perché la pazzia
divampi di nuovo
e, maledizione,
ricominci tutto daccapo.”
(Evghenios Trivizàs)
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