AGOSTO: “non di solo mare....”
Loretta Buda
"C'è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci sono acque e campagne...
E' una terra che attende
e non dice parola.".......Cesare Pavese
E’domenica mattina. Io e mio marito, volgendo le spalle al litorale, che immaginiamo brulicante di turisti, ci dirigiamo verso il Montefeltro persuasi che ci offrirà uno scenario suggestivo e ricco di opportunità culturali. Attraversiamo il “mondo” di Tonino Guerra in un susseguirsi di campi coltivati, boschi,pascoli, pievi e palazzi; suggestioni che scorrono lungo quel fiume che guidò Rico e Zaira verso il mare [2] .
Come meta, optiamo per Casteldelci. Una scelta casuale che ci regala un itinerario che si snoda in un incantevole paesaggio collinare/montuoso costellato da rocche e borghi che ispirarono , sempre a Tonino Guerra, il libro delle chiese abbandonate[3].
Affiancati da un Marecchia sassoso e assetato arriviamo nella valle del Senatello dove , alzando lo sguardo verso un cielo dall'azzurro sfrontato, vediamo, abbarbicato su uno sperone roccioso, Casteldelci.
Scopriamo che è un comune con quattrocento abitanti che vanta un minuscolo centro storico, due vie , una chiesa e un Ufficio Turistico.
All'Ufficio Turistico ci informano che un’antica abitazione , posta al centro del paese, ospita la Casa – Museo dove, alla sezione archeologica, sono state affiancate nuove sezioni dedicate alla storia recente di quel territorio posto a confine con tre regioni (Marche , Toscana e Romagna). Nelle stanze della casa viene custodita e rappresentata la memoria della vita nella vallata prima e durante la II guerra con particolare attenzione agli eccidi che l’ hanno insanguinata nella Primavera/Estate del 1944.
Varchiamo il portone contraddistinto dal numero civico 16/a , nell'ingresso, arredato con la stessa cura di un’abitazione privata , non troviamo la consueta biglietteria. Non appare nessuno, ma sentiamo voci indistinte che salgono dal basso. Ignorando i rimbrotti di mio marito, scendo una ripida e stretta scala di pietra che si conclude in una grande cucina perfettamente ammobiliata dove spicca un grande focolare
Le voci si fanno più chiare , ma la stanza è vuota; nonostante mi renda conto che il vocio che si diffonde nell'ambiente non appartiene a persone fisicamente presenti , mi affaccio alla finestra per un’ulteriore verifica, ma la strada è deserta e l’acciottolato rimanda un calore implacabile. Mi lascio trasportare dalle voci e dai suoni che si aggiungono al conversare femminile. Sono rumori domestici : l’acciottolio di piatti che vengono lavati , lo scroscio dell’acqua versata dal secchio, il martellare ritmato del mattarello sul tagliere. Mi avvicino agli armadi aperti e accanto a foto e oggetti leggo la storia delle cose esposte e delle persone raffigurate. Sono sorpresa ed emozionata e per comprendere la magia che sprigiona quel luogo devo risalire in cima alle scale e "rileggere" tutto da capo
v "Nella primavera del 1944 il piccolo paese di Fragheto, sull’Appennino Tosco-Romagnolo, fu travolto da un’ondata di terrore. Durante la strage nazi-fascista del 7 aprile furono trucidati quasi tutti i civili della borgata e il fuoco bruciò le case, mandando in fiamme coperte, mobili, ricordi.
v Si è voluto creare uno spazio concepito in maniera innovativa, capace di documentare e allo stesso tempo di trasmettere emozioni non passeggere, un percorso nella vita e nella memoria della vallata, prima e dopo il secondo conflitto mondiale.
v Il Museo è molto poco tecnologico: si basa su suggestioni semplici basate sul contrasto luce/ombra, silenzio/voci, pieni/vuoti, pochi oggetti evocativi. Al contrario di ciò che viene richiesto in molti musei, l’invito rivolto al visitatore è quello di toccare, aprire i cassetti, scoprire le fonti del suono, leggere i documenti, con l’unica regola di trattare con rispetto i materiali e riporre tutto con cura. I curatori hanno cercato di utilizzare i documenti, le fotografie, i suoni, le voci, dando una “forma” ispirata allo “stile” poetico ed artistico della compagnia teatrale ALCANTARA, che da sempre parla ad un pubblico traversale, senza distinzioni di età."
http://www.lavalmarecchia.it/visita/casteldelci/casa-museo.html
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Un invito a scoprire le storie di vita racchiuse nei cassetti . |
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In un armadio a muro sono stati disposti e sono consultabili documenti riguardanti le formazioni partigiane che operavano in zona, i reparti tedeschi responsabili delle stragi, unitamente alle milizie fasciste fiancheggiatrici.
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All'interno degli armadi a muro e nelle nicchie si possono trovare documenti d’epoca in fotocopia, fotografie, lettere dal “fronte”, pagelle scolastiche, tessere annonarie, tutti materiali da leggere e consultare. Ed altre informazioni sono fornite da apparecchi telefonici e congegni acustici che si attivano sollevandoli.
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Sui muri delle due stanze superiori disegni e graffiti mappano i luoghi degli eccidi. Un angolo con panche, sedie e tavolino induce a sostare per riflettere sull'esperienza vissuta all'interno del museo.
Sebbene
le “ cose” da dire e gli argomenti da approfondire siano ancora tanti
preferisco concludere la mia descrizione
con un invito al viaggio e una citazione Pier
Paolo Pasolini.
"Noi siamo un paese senza memoria. Il che
equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo
perde nell'oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti
che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma
l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com'è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura
della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono
dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili,
imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze
al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi
con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica
allergia alla coerenza, a una tensione morale."
Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975
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