VERSO IL 25 APRILE
Loretta
Buda
Oggi, giornata mondiale del libro,
propongo la lettura, forse per molti la
rilettura, del romanzo : “L’Agnese
va a morire”. La scelta non è casuale; oggi, 23 Aprile , siamo ad un passo dal 25 , data maiuscola della nostra storia. Il
libro si configura come un documento prezioso per far capire ai più
giovani, ai non più giovani e ai ragazzi
delle scuole che cosa è stata la Resistenza perché essi possano ricordarlo sempre, non solo ora o nei 25 Aprile che
verranno.
«Una sera di settembre l’Agnese tornando a casa dal
lavatoio col mucchio di panni bagnati sulla carriola, incontrò un soldato nella
cavedagna. Era un soldato giovane, piccolo e stracciato. Aveva le scarpe rotte,
e si vedevano le dita dei piedi, sporche, color fango. Guardandolo, l’Agnese si
sentì stanca. Si fermò, abbassò le stanghe. La carriola era pesante».
L'Agnese va a morire è un romanzo scritto da Renata Viganò,
pubblicato nel 1949, forse di ispirazione
autobiografica; l'autrice, infatti, fu una partigiana della Resistenza.
È una delle numerose testimonianze del periodo, scritto da una donna che
partecipò attivamente a quel momento storico. Agnese, “dalla
faccia bruciata dall’ aria”, contadina
delle valli di Comacchio che poco o nulla sa di politica, è costretta dalla
malattia e debolezza del marito, che passava le ore seduto a fabbricare
scope, intrecciare cesti e impagliare
fiaschi, a faticare per due .
“Era
l’unico lavoro che poteva fare: da giovane era stato molto ammalato”.
Quando i
nazisti lo portano via( morirà poco dopo) l’Agnese sviluppa un odio
irrefrenabile nei confronti dei tedeschi, avversione che si esaspera quando un soldato nazista ubriaco
uccide, per gioco, anche il gatto nero
che il marito le aveva affidato prima della deportazione. L' odio che Agnese ha
dentro esplode: uccide il soldato con il suo stesso mitra rompendogli la testa,
poi si rifugia con i partigiani, facendo loro da mamma e vivendo in prima
persona le fughe, i rastrellamenti, l’essere ostaggio e infine ... “va a morire” .
“Nasceva invece in lei un odio adulto, composto ma spietato, verso
i tedeschi che facevano da padroni, verso i fascisti servi, nemici essi stessi
tra loro, e nemici uniti contro povere vite come la sua, di fatica, inermi,
indifese”.
Da fonti autorevoli
il libro è considerato un romanzo neorealista, una cronaca
narrata con uno stile colloquiale
e un lessico semplice nel quale
si riconoscono inflessioni del
parlato quotidiano e del dialetto: uno o stile, definito da Calvino
«limpido e preciso» e «adatto ad una diffusione di massa”.
Dal momento che la
mia è solo una proposta di lettura , preferisco concludere con le parole di Sebastiano Vassalli che nell’ introduzione al libro scrive:
"L'Agnese va a morire è una delle opere letterarie più limpide e
convincenti che siano uscite dall'esperienza storica e umana della Resistenza.
Un documento prezioso per far capire che cosa è stata la Resistenza [...].Più
esamino la struttura letteraria di questo romanzo e più la trovo straordinaria.
Tutto è sorretto e animato da un'unica volontà, da un'unica presenza, da un
unico personaggio [...]. Si ha la sensazione, leggendo, che le Valli di
Comacchio, la Romagna, la guerra lontana degli eserciti a poco a poco si
riempiano della presenza sempre più grande, titanica di questa donna. Come se
tedeschi e alleati fossero presenze sfocate di un dramma fuori del tempo e
tutto si compisse invece all'interno di Agnese, come se lei sola potesse
sobbarcarsi il peso, anzi la fatica della guerra [...]." (S. Vassalli)
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